16.10.08

personaggi e interpreti

Donne al Governo





Maria
Stella
GELMINI
Leno,
1973

Avvocato
Ministro dell’Istruzione.



Stefania
PRESTIGIACOMO
Siracusa,
1966.




Celebre
il siparietto delle quote rosa, con lei che, constatato che la legge per imporre le donne ovunque non sarebbe mai passata, piange a dirotto e Berlusconi che la richiama: «Dai Stefania, non fare la bambina». Laurea in Scienze della Pubblica Amministrazione. Imprenditrice. Ministro all’Ambiente.
.



Maria
Rosaria
CARFAGNA
Salerno,
1975

Sesta a Miss Italia 1997 Ministro alle pari opportunità.


Intraprende una proficua carriera televisiva, compare in alcuni spettacoli di successo: “La domenica del villaggio” e “Piazza grande”.
Laurea in Giurisprudenza, showgirl.

Giorgia MELONI
Roma,
1977.
Decide di entrare in AN quando l’ex Ministro Iervolino fa la riforma della scuola. Diplomata presso il Liceo Vespucci, studentessa della Facoltà di Scienze Politiche. Giornalista. Ministro alle Politiche giovanili.


----------
----------
----------
----------
----------
----------
----------

Sembra essere stata grande la preoccupazione di assicurare la presenza femminile nella nuova compagine governativa.
Così come grande è stata l’ansia di inserire nelle liste elettorali, in posizione di eleggibilità (e già… non è possibile dare preferenze), un numero apprezzabile di candidate.
Appare quasi una gara il poter vantare una congrua partecipazione di donne, è diventato un modo per essere “a la page”.
Tutti avversari della politica al maschile, del potere misogino, della fallocrazia…
A pie’ sospinto viene scomodato il principio delle pari opportunità per garantirne, anche con norme d’obbligo, la presenza.
Un’opportunità, in verità, poco pari se imposta da leggi o, peggio, da… opportunismi elettorali: il principio per cui “donna è meglio a prescindere!” non permette neanche di poterle valutare per quel che realmente sono e valgono.
Sarà questa la meritocrazia?
Ma tant’è.

Questa logica appare però perversa nel momento in cui si fa una verifica degli ambiti di potere e di governo a cui vengono destinati i Ministri donna.
E qui non sembra proprio che il principio di pari opportunità venga rispettato.
I dicasteri sono tutti importanti, s’intenda, ma chissà perché, nessuno dei partiti della coalizione vincente ha chiesto ed ottenuto una donna agli Interni o alla Difesa, all’Economia o agli Esteri, alle Infrastrutture o al Welfare, alla Salute o allo Sviluppo economico.
Ministre sì ma responsabili di quelle materie che, così a naso, sembrano più indicate per una donna: istruzione, politiche giovanili, pari opportunità e persino ambiente. Come se la cosiddetta “sensibilità femminile” fosse quella qualità che può tornare utile in quanto: per “Istruzione” occorre saper preparare i figli per accompagnarli a scuola, le “Politiche giovanili” sottintendano la capacità di creare sempre nuovi giochi per farli divertire, le “Pari opportunità” presuppongano la voglia di riscatto di un genere sempre sacrificato e per l’ “Ambiente” si presuma l’abilità nel dito verde.
Riscontri che validino questa teoria certamente ve ne sono nel momento in cui, invece, in questo Governo, all’Economia è possibile trovare un economista, alla giustizia un avvocato, agli esteri un magistrato ex vicepresidente della Commissione europea, alle Politiche agricole un agronomo laureato in Scienze della produzione animale, alle Infrastrutture un dirigente d’azienda, alla Cultura un laureato in filosofia.
Ora, senza nulla togliere alle personali professionalità delle Ministre presenti nel nuovo Governo, viene da chiedersi se il fatto che non siano stati loro assegnati dicasteri di maggiore portata è da imputare al loro essere donne! Con buona pace del principio delle pari opportunità. Massimo Desiati



Renato Brunetta

Come lavoro ha sempre fatto il socialista, specialmente nei week-end. Ha pubblicato numerose opere assai conosciute da chi spolvera i libri a casa sua. Ha dichiarato di aver rinunciato al Nobel per l’economia per fare politica. Ha anche rinunciato al Nobel per la chimica per tingersi i capelli, al Nobel per la medicina perché è allergico al fieno, e alla Nobel per la fisica perché considerava Newton un fannullone che passava tutto il suo tempo sotto gli alberi di mele. Ha invece vinto il premio internazionale Rodolfo Valentino. Dice di essere un gran donnaiolo ma non è vero. Le uniche donne che gli si avvicinano con interesse sono le bambine che gridano “mamma, mamma, guarda, c’è un troll”.




Da giovane, era un alunno piuttosto fannullone. Ma un evento cambiò la sua vita. Qualcuno gli disse che per essere un vero socialista bisogna commettere qualche piccolo reato. Cercò di prendere la Metro a sbafo scavalcando e beccò un tornello nei coglioni. Per questo ha la voce un po’ flebile e i tornelli sono la sua ossessione.

Ha fatto una legge per fare lavorare la gente più tempo senza mai chiedersi se poteva fare qualcosa per farla lavorare meglio.

È sicuro che la maggior parte dei fannulloni siano di sinistra. Per questo ha svolto un serissimo studio scientifico. Passa ore e ore alle panchine dei giardini pubblici a contare quante gente legge l’Unità e il Manifesto.
Riguardo al premier vanta un’ assoluta indipendenza di idee. Da quando Silvio gli ha detto che leggere libri non serve a nulla, non solo ha rinunciato al premio Nobel, ma anche alla sua lettura preferita, i fumetti di supereroi.
Di notte si veste da uomo-calabrone (è troppo rotondo per fare l’uomo-ragno), fa finta di volare appeso a una gru e va a controllare che i fannulloni non dormano troppo, svegliandoli con un ronzio registrato.

Passa in dibattiti, interviste, poltrone e salotti televisivi metà del suo tempo.
Questo lavoro spossante gli ha fatto meritare il soprannome di “Spot”.
Ultimamente Spot Brunetta ha rifiutato anche il Nobel per la matematica perché prende un doppio stipendio ma non sa fare la somma.
Essendo quindi ossessivamente impegnato a rifiutare i Nobel, a andare in televisione e a pettinarsi la chioma, non ha potuto occuparsi delle sue cariche politiche: cinquanta per cento di assenteismo al parlamento europeo.
È tifoso di calcio ma allo stadio urla sempre “chi è quello fermo tra i pali che non fa un cazzo?”, perciò Berlusconi non lo porta più alle partite.
-------------------------
-------------------------
--------------------------
AMORI ESTIVI ,CASE E TACCHI


Parlamento Ue: Brunetta assenteista
Peggio di lui Dell'Utri, Mastella, Veltroni, Di Pietro, Pannella
(ANSA) - TRIESTE, 12 GIU - Renato Brunetta, che ha annunciato battaglia contro i fannulloni nella P.A, e' stato tra gli europarlamentari italiani piu' assenteisti. Lo sottolinea il Piccolo di Trieste, che cita il sito web radicale 'Fai notizia', secondo cui il ministro si piazza al 611/mo posto come presenze tra gli europarlamentari, con una percentuale del 48,21%. Indici di partecipazione minori sono stati raggiunti da Pannella (47,14%), Di Pietro (44,29%), Veltroni (41,79%), Mastella (40%) e Dell'Utri (14,64%).








Sul Brunetta furioso Piovono rane di Alessandro Gilioli


Leggo questa mattina su svariati giornali che il ministro Brunetta si è parecchio irritato per l’inchiesta di Lillo e Fittipaldi sulle sue case e sul suo curriculum.

Niente di strano: i potenti si arrabbiano sempre quando qualcuno mette in piazza - diciamo - le loro incoerenze, e telefonano minacciosi a direttori ed editori.

Tra le altre cose, Brunetta strilla che non si può parlare delle sue case perchè lui è nel mirino delle Br, dimenticando di aggiungere che nessuno ha pubblicato il suo indirizzo - ammesso che davvero qualcuno lo minacci - e che qui si è solo parlato di affitti di favore e acquisti ancor più di favore.

Sarebbe più interessante che il ministro rispondesse alle seguenti domande:

è vero o non è vero che al parlamento europeo è stato uno dei deputati più assenteisti, altrimenti detti fannulloni?

è vero o non è vero che andava a Strasburgo con la RyanAir mettendosi in tasca la differenza rispetto al biglietto di linea aerea normale rimborsato dalla Ue?

è vero o non è vero che è diventato professore associato con una sanatoria dopo poche e scarse pubblicazioni tutte in riviste di aerea Psi? (all’epoca era consulente di De Michelis).

è vero o non è vero che dopo essere stato bocciato al concorso è riuscito a diventare ordinario a Roma attraverso una scorciatoia all’università di Teramo, un po’ come la Gelmini è andata a far l’esame di procuratore a Catanzaro?

è vero o non è vero che ha abitato 15 anni in una casa di un ente pubblico a Roma affittata a un prezzo di favore?

è vero o non è vero che ha acquistato quella casa a un prezzo di strafavore rispetto al suo valore di mercato?

è vero o non è vero che dopo aver attuato giganteschi lavori di ristrutturazione di un rudere sul mare a Ravello ha assunto al suo ministero, come consulente, il sindaco che gli aveva dato il permesso di effettuare quei lavori?

Ecco, è tutto molto semplice, è tutto qui.

Niente di gravissimo, per carità, non è contiguità con la camorra, tuttavia negli Stati Uniti un ministro accusato di queste cose sarebbe costretto a rispondere nel merito, non a strillare che le Br vogliono fargli la pelle, che non c’entra proprio nulla, o che c’è un complotto contro il suo grande disegno riformista, che c’entra ancora meno.

Anche rispondere a queste domande sarebbe un piccolo segnale di una democrazia un po’ più matura - e meno fannullona.

----------------------------------
-------------------------------------
LE BARCHETTE E I PROPRIETARI


CARO BENIGNI, FATTI UN PANFILO ovvero: Benigni ci sta sul gozzo

(Piccolo) diavolo d'un Benigni: tu ci disilludi! Un allettante titolo del Corriere, "Sequestrata la barca di Benigni", ci conforta, a noi dell'autofustigante popolo di sinistra, nello sconfortante stereotipo di successo (spacciato dalla destra e recepito dalla sinistra) della "sinistra dei salotti", "con le scarpe da nababbi", "radical-chic", "lontana dalla ggente", "lontanissima dal poppolo", e via luogocomunando sui comunisti con evve moscia e cavta di cvedito. Quella comodissima leggenda metropolitana utilissima per spiegarci le ragioni della sconfitta: "Ecco perché si perde: siamo ricchi sfondati e griffati!". Spiegazione pratica confermata, per l'appunto, dal titolo del Corsera: "Vedi che pure Roberto c'ha la barca?". E, lì per lì, t'immagini un megayacht faraonico, con tanto di ciurma in divisa griffatissima, magari comprendente anche una dozzina di mozzi extracomunitari irregolari (la famigerata sinistra buonista che predica bene per sfruttare meglio): chissà, viene da pensare alimentando il cliché, la "barca" megagalattica l'avranno sequestrata proprio per l'abuso comunista di manodopera clandestina.

Neppure il tempo di sentirti rassicurato, e l'occhiello del Corriere, come l'articoletto sottostante, ti delude amaramente: la "barca" di Benigni è - in realtà - un gozzo in legno di sette metri. Sotto sequestro alla Maddalena, insieme ad altri natanti, per ormeggio abusivo. Infrazione banale, da comune mortale, adeguata alla natura dell'imbarcazione benignesca: duro ammetterlo, ma è così: l'uomo icona del Regime di Sinistra, così potente da tenere in braccio Berlinguer, soggiogare l'Academy Award e rianimare Dante Alighieri, solca i mari a bordo di un miserrimo sette metri! Un gozzo che, a noi dell'autofustigante popolo di sinistra, ci sta sul gozzo: dunque, nemmeno la consolazione della spiegazione usa-e-getta della sinistra di yacht e d'opposizione: gli yacht veri, come il governo, sono solo di destra. E hanno nomi consoni a chi li possiede: "Besame", il ventisette metri da marina da sera di Marina Berlusconi. O "Sueno", il motoscafo da sogno di Piersilvio Berlusconi. O "Principessa Vai Via", il veliero stellare che papà Silvio ha venduto al fido Doris, dopo estati straglamour sulla tolda del "Barbarossa" di Previti, per poi rilevare dal nababbissimo Murdoch il superyacht "Morning Glory", un due alberi di quarantotto metri con caminetto (agghindato da antenna satellitare?), in procinto di essere ribattezzato "Night and Day Glory", per meglio rimarcare la natura imperitura della gloria del fardato proprietario. Barche, queste sì, con nomi e stazze di puro Potere. Pronte a violare il codice della navigazione con infrazioni esclusive per vip (da sanare con apposito lodo Alfano navale),

Il gozzo di Benigni (come si chiamerà? "Vorrei ma non gozzo"?), invece, profuma di normalità. Un po' come l'immagine di Veltroni con l'ombrellone sulla spiaggia di Sabaudia. Magari Libero, che ne aveva irriso la presunta sfigataggine battezzandolo elegantemente "Velt-rom", ora dipingerà beffardamente Roberto come un Fantozzi dei mari: adesso, alla sinistra, è trendy dare della poveraccia. Per rinfacciarle di frequentare i salotti si aspetta la prossima campagna elettorale.
---------------------------------------------
----------------------------------------

'La televisione non è libera la satira la faccio nei teatri'
Repubblica — 08 marzo 2005 pagina 10 sezione: PALERMO

«La satira? Sta bene, solo non va in televisione». Sabina Guzzanti ritorna dal suo pubblico con la consueta ironia. Già, la stessa che l' ha relegata nel "Salon des Refusée" del piccolo schermo di casa nostra. Ovvero fuori dai programmi televisivi. «La colpa? Parlare di politica. Impensabile in un Paese dove non esiste la libertà di espressione», dice la Guzzanti . Ma Sabina non sembra preoccuparsene, anzi. E ha ripreso a girare l' Italia per proporre il suo nuovo spettacolo "Terrore, miseria e morte": un titolo dietro cui in realtà si cela un «aggiornamento» dell' incriminato "Raiot", che arriverà in Sicilia per un mini-tour. Tre le date: a Palermo il 17 marzo al Palasport, il 18 al Metropolitan a Catania e il 19 a Ragusa al Teatro Tenda. Lo spettacolo traccia un percorso all' interno del quale si immagina un viaggio nel tempo, nel futuro e si guardano i fatti di questi tempi come «reperti». Nella galleria dei personaggi, Bruno Vespa, Barbara Palombelli, Buttiglione e la Clerici, oltre all' immancabile Berlusconi. Sul palco i musicisti Maurizio Rizzuto e Danilo Cherni. Le canzoni, curate da Riccardo Giangi sono scritte da Sabina Guzzanti e David Riondino, la regia è di Giorgio Gallione. Satira e televisione. Che ne pensa Sabina Guzzanti? «Non c' è satira in questo momento, almeno non in televisione. La verità è che nessuno può parlare liberamente. Figuriamoci di politica. Ma racconterò la mia e altre vicende nel mio prossimo lavoro». Di che si tratta? «Un film-documentario sulla censura, partendo da "Raiot" e allargandolo ad altre situazioni. Non so se verrà mai distribuito, penso in dvd». Anche la satira è "embedded"? «Beh, sì, certamente. Si parla di democrazia, ma questa poi non si trova nei fatti. E quindi mi sta bene non andare in tivù, ma nei teatri. E far sì che la gente debba uscire da casa per venire ai miei spettacoli. Così almeno non guarda la televisione, e la spegne». E quindi per parlare di politica si devono vedere spettacoli di satira~ «Certo è una possibilità. Nel mio spettacolo però oltre alla satira c' è spazio per la comicità, che per me è un aspetto differente del mio lavoro. La satira è sempre politica, la comicità dipende dalle scelte dell' artista». Che ne pensa dell' informazione in Italia? «Nei telegiornali non si registrano quasi dissensi, le notizie in genere hanno molta difficoltà a "passare". è gravissimo». E della censura? Chi sono i colpevoli? «Anche i giornali, i telegiornali, i politici. La censura viene coperta da altri discorsi che servono a distogliere l' attenzione». Ma lei tornerebbe in televisione? «Ripeto, lo sanno tutti che non c' è libertà. Me l' hanno proposto, ma non ho accettato perché avrei dovuto accettare alcune limitazioni. E non volevo. Questo allontanamento mi fa onore». Uno spettacolo con Luttazzi e Santoro? «Siamo uniti dalle circostanze dell' allontanamento. Ma ciascuno di noi ha la sua strada, i suoi programmi». - PAOLA NICITA


forza italia

Nel nostro partito politico manteniamo le promesse

Grazie a Vincenzo D. V. per questa segnalazione
(che va letta fino in fondo, ove troverete la spiegazione)
Nel nostro partito politico manteniamo le promesse.

Solo gli imbecilli possono credere che
non lotteremo contro la corruzione.
Perché se c’e qualcosa di sicuro per noi è che
l’onestà e la trasparenza sono fondamentali
per raggiungere i nostri ideali.
Dimostreremo che è una grande stupidità credere che
la mafia continuerà a far parte del nostro governo come in passato.
Assicuriamo senza dubbio che
la giustizia sociale sarà il fine principale del nostro mandato.
Nonostante questo, c’è gente stupida che ancora pensa che
si possa continuare a governare con i trucchi della vecchia politica.
Quando assumeremo il potere, faremo il possibile affinché
finiscano le situazioni di privilegio.
Non permetteremo in nessun modo che
i nostri bambini muoiano di fame.
Compiremo i nostri propositi nonostante
le risorse economiche siano esaurite.
Eserciteremo il potere fino a che
Si capisca da ora che
Siamo il partito di FORZA ITALIA, la nuova politica
*******
"Ora provate a rileggere il tutto al contrario,
leggete dal basso verso l’alto riga per riga..."

----------
--------------
-----------
---





Gianfranco Fini era cosciente, già prima d’essere eletto presidente della Camera, che il prossimo congresso di AN sarebbe stato per lui catastrofico, perciò non lo voleva, e non voleva che nemmeno altri suscitassero il problema.
Quindi, da Giuda qual è, così si esprimerebbe l’amico Amato, ha meditato di mandare il Partito “a… quel paese”, e ha inscenato il suo teatrino allontanando da sé la base con le sue dimissioni dal Partito stesso, però, di converso con ciò di fatto accostandosi sempre più a Berlusconi. In questo modo ha così creduto d’esserne eletto il delfino, ed ha anche accettato, per vanagloria, d’essere il presidente della camera.
Per la sua natura infida, il Fini, sperando di potere cavalcare l’onda del declino, ha anche tentato di mantenere una supremazia con il gesto di creare un nuovo segretario del Partito che stava lasciando, e lo ha dovuto offrire, obtorto collo, all’altrettanto discutibile La Russa tallonato dal Gasparri, colonnelli con gran voglia di promozione .
Dunque, anche qui tutto è deciso, solo che… Solo che il solito Berlusconi, anch’egli maestro di trabocchetti, già avevo compreso la fine di Fini, e che non gli sarebbe più servito come da tanto tempo s’augurava avvenisse. Ora, Fini, ubriaco di potere, si sta pian piano rendendo conto che non ha più nessuno dietro di sé, e che il suo ruolo è quello di semplice burocrate fintanto che lo lasceranno fare.
Perciò che ha fatto il nostro eroe? S’è avvicinato a D’Alema, altro squallido figuro, e fantasticano ambedue della bicamerale due.
Cosa succederà! Puzza di 25 luglio? Se sì, la spunterà certamente il doppiogiochista D’Alema.
Poi, come tutti sappiamo non ci sarà un congresso di AN perché nessuno lo vuole, specialmente i colonnelli che non vogliono scontrarsi, troppo pericoloso per loro.
Perciò il giudeo Fini è ormai finito politicamente, sia per il Partito di AN, sia per Berlusconi, sia per D’Alema che mira a scalzare Veltroni per rimettersi in sella.
Questi i nostri politici!
kiriosomega