7.10.08

SCUOLA E GIOVANI

TELEGIORNALI DI DESTRA E NON











Oggi è giornata di lutto per il mondo della scuola. Il Decreto Gelmini è diventato legge Approvato con 162 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti.
Non ho tempo per farci un post degno di tale nome e mi riservo di scriverlo in un futuro immediato.
Voglio soltanto ribadire che il Decreto Gelmini non è una RIFORMA per la scuola, ma è soltanto un'accozzaglia di strategie che hanno il solo scopo di tagliare i fondi pubblici alla scuola pubblica.
Profondo, sommesso LUTTO!








PIAZZA NAVONA
......SOLO DISTURBATORI?????


LA MANIFESTAZIONE
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SCUOLA & GIOVANI Il linguista Massimo Arcangeli analizza le espressioni della protesta segnalate dai lettori al nostro sito. Cose scontate, ma anche delle sorprese
Rime, dialetti, ironia e marketing negli slogan degli studenti in lotta
di MASSIMO ARCANGELI


Dante usato come slogan da una studentessa torinese
ROMA - Autentiche primedonne, negli slogan della protesta scolastica e studentesca segnalati dai lettori al sito di "Repubblica.it", le rime e assonanze facili. Datati o stantii, per il condimento lessicale: "Contro la scuola di Maria Stella / il Mamiani si ribella"; "Protestiamo a oltranza contro l'ignoranza!"; "Lo diciamo chiaro / e in italiano: / scuole razziste / non le vogliamo!"; "L'università non si tocca / la difenderemo con la lotta!!!!"; "Né rossa né nera, la cultura è la nostra bandiera". Creativi, non c'è dubbio: "L'aereo non vola ed è a terra anche la scuola"; "Tremonti e Gelmini rimettetevi i grembiulini"; "Il futuro dei bambini / non fa rima con Gelmini"; "Per l'università in disgrazia / arriva il colpo di (Maria) Grazia"; "Meno scuola, lo dice il decreto / per far le letterine / basta l'alfabeto"; ma al confronto "Ucci, ucci, ucci / ci mangiamo la Falcucci", correvano gli anni Ottanta, è pura poesia.
. Tra rabbia e antagonismo, ironia mordace e scanzonata gioia, scorrono i fotogrammi di un film già visto; alcune sorprese, ma assai più numerose le confermate attese. Più di qualcosa, nell'insieme, eppur s'è mosso; qualcosa, nel quadro generale delle parole gridate in corteo e dei cartelli con su scritto, è cambiato. Vedremo. A tempo debito, quando faremo un bilancio. Ora registriamo.

Canzoni d'autore e filastrocche infantili, sapienza idiomatica, religiosa e popolare, tonalità, modi testuali e frasario da consigli per gli acquisti; in tempi di riciclo e riuso massiccio, il materiale non poteva che essere abbondante:
"Siamo noi, siamo noi, il futuro siamo noi" (un po' De Gregori, un po' Tozzi);
"Stella stellina / la notte si avvicina / la scuola traballa / l'istruzione va nella stalla";
"Libera scuola in libero stato";
"Contro Beata Ignoranza non basta Santa Pazienza, mobilitiamoci!";
"Non avrai altro maestro all'infuori di me...";

"Quando la cultura ti sorprende / sorprendila con EnteroGelmini..." (piace, altroché se piace, il gioco sul prodotto farmaceutico: "La mia scuola dice no! / All'Entero-Gelmini / che distrugge / la flora scolastica!");
"Se l'istruzione vi sembra un costo, provate l'ignoranza".
Più sottile: "Non pagheremo noi la vostra crisi. / La gente come noi non molla mai. / Bloccheremo tutto".

Italiano regionale e dialetti, ottimi antidoti contro mix "sospetti" di inglese economico-finanziario e italiano aziendale dei più recenti modelli di comunicazione politica:
"Al Silvietto e alla sciura, il sapere fa paura!!";
"Ma quale 'tempo scuola', / ce stanno a dà la sola!";
"Vo mandà la polizia / ma è lui da portà via".

Sinistrese d'antan, di studenti che indossano i panni dei vecchi operai:
"Noi non siamo impiegati, i padroni ci han stufati";
"Contro la scuola dei padroni 10, 100, 1000 occupazioni".
In quest'ultimo caso il contesto è noto. Era il 22 ottobre 2007, oggetto della protesta la reintroduzione degli esami di riparazione; a far da rimante il cognome del ministro di allora, contestato da un gruppo di studenti del liceo romano Morgagni: "Contro la scuola di Fioroni / 10, 100, 1000 occupazioni".

Tagli, sempre tagli, fortissimamente tagli. Proverbial-reclamistico:
"Abbiamo cultura da vendere / più si taglia, più si raglia".
Contegnoso e borghese: "I bambini non sono bagagli, Gelmini, adesso la smetta con i tagli".
Forcaiolo e un po' inquietante: "Chi taglia scuola / taglia la gola / ed è meglio tagliare / più che lasciar pensare".
Pacifista: "Tagliate le armi per risparmiare / la scuola pubblica deve restare"
(e antiglobale: "Banche, guerre / i soldi chi li dà? / I tagli alla scuola / e alla sanità!").
Attributorio: "Berlusconi: tagliare è bello / e a chi non piace / prometto il manganello".
Bifacciale: "Tagli distruzione";
Personificatorio: "Tagliate... tagliate. Che la ricerca taglia la corda". Allusivo: "Ottobre 2008 in tutti i cinema: / Gelmini / Mani di Forbice". La scure è quella di Giulio Tremonti, come durante il secondo governo Berlusconi.
"Letizia Moratti se proprio vuoi tagliare, / taglia la corda e lasciaci studiare", scandivano allora i numerosissimi partecipanti al corteo (16 gennaio 2004) contro il decreto di abolizione del tempo pieno. Sarebbe stato Tremonti, dopo qualche mese, a essere "tagliato"; se mai qualcuno ci farà ancora la grazia, è chiedere troppo che stavolta sia doppia?

Ufficio (s)vendite, un maestro in cambio di tre:
"Quando la scuola è in vendita, ribellarsi è giusto"; "Berlusconi, perché svendi la scuola? / In fondo sei partito da lì.
Vendendo i temi ai compagni di classe..."; "Stella Gelmini / rovina dei bambini / rovina della scuola / con la maestra sola...";
"No al maestro unico e fondi all'università".
Efficacissimo, per l'abbinamento al pericolo planetario di omologazione coatta: "Maestro unico per un pensiero unico".
Bellissimo: "Le nostre maestre sono già uniche". Bersaglio ancora la Moratti, un bambino-sandwich alla testa della manifestazione di quel 16 gennaio: "Antonella è la mia maestra, Giovanni il mio maestro, li voglio tutti e due". Ma nella pubblicità non li si cedeva sempre i due fustini per quell'unico, superiore, incomparabile che veniva offerto? E fossero stati pure tre, vuoi mettere? La qualità farà pure la differenza.

Se non si esprimono con un linguaggio da manuale del perfetto slogan di sinistra, se pochi parlano la lingua politicizzata dei contestatori di un tempo, se anziché seguire i movimenti di un'esecuzione o un'esibizione collettiva preferiscono affidarsi agli assolo e recitare ognuno a suo modo, i giovani che si stanno battendo per scuola e università con professori, genitori e maestri riescono comunque a far sentire la loro voce.

Un canto di guerra raccolto da settori sempre più ampi della società civile, anche quando appena stemperato dal carattere di una protesta che può apparire simile a una ola; un'onda che monta, alimentata da una profonda richiesta di cambiamento e che, giorno dopo giorno, potrebbe trasformarsi in uno tsunami.

Lo slogan più brutto: "Noi insegnanti / idioti e iloti non siam / e nella scuola pubblica crediam". Difficile far peggio.
Fra i più belli: "La Gelmini mangia i bambini"; "Gelmini Sarta subito! ";
"Meglio bionda che brunetta".
Il migliore: "Siamo sul baratro, ma questa riforma è un passo avanti". Gli autori? Manco a dirlo, fiorentini. Storici campioni di facezie.

(l'autore è linguista e critico letterario, preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Cagliari)
(26 ottobre 2008)


CONTRO IL MAESTRO UNICO
Petizione in difesa della pluralità docente nella scuola elementare

La volontà del ministro Gelmini di reintrodurre il maestro unico nella scuola elementare è gravissima. Ormai sono vent’anni che questa figura è stata superata definitivamente, estendendo a tutta la scuola l’esperienza di collaborazione e condivisione di responsabilità tra docenti che era maturata nel Tempo pieno. La pluralità docente ha permesso ai maestri e alle maestre di approfondire la conoscenza disciplinare e ha rafforzato lo spirito di collaborazione, rendendo la scuola elementare una comunità di conoscenze.
Il governo invece vuole solamente un ritorno al passato che gli permetta di ottenere nuovi risparmi ai danni della già tartassata scuola pubblica. Che senso ha infatti stravolgere la scuola elementare, che tra l’altro viene valutata positivamente anche nei test internazionali, se non con l’obiettivo di mettere in crisi un settore della scuola pubblica a vantaggio del mercato e delle scuole private?
Per queste ragioni noi, insegnanti, genitori, cittadini, ci dichiariamo fermamente contrari a questi progetti, ci impegniamo a mettere in atto tutte le iniziative che potranno contrastarli e a sensibilizzare in tutti i modi l’opinione pubblica.


Cosa significa in termini di didattica
la restaurazione del maestro unico nella scuola italiana

Non sarebbe più possibile la suddivisione delle materie disciplinari tra diversi docenti: il maestro o la maestra unica dovrà insegnare tutte le materie per tutto il programma previsto nei 5 anni e dovrà aggiornarsi su tutto.

Non sarebbe più possibile impostare il lavoro dei docenti in classe sulla collaborazione e sul confronto, specialmente in riferimento ai bambini con difficoltà, alle scelte didattiche, agli stili di apprendimento. Ogni insegnante tornerà ad essere solo di fronte alla classe, alla didattica, alla psicologia dei bambini e delle bambine.

Non sarebbero più possibili le uscite didattiche nel territorio, musei, aule didattiche decentrate, manifestazioni sportive… Per evidenti questioni di sicurezza il singolo insegnante non può uscire dalla scuola con la classe da solo. Fino ad oggi questa didattica aperta al territorio era possibile per la presenza di più insegnanti e delle compresenze.

Non sarebbe più possibile per i genitori rapportarsi ad un gruppo di insegnanti. Il riferimento diverrebbe unico, senza appello, senza possibilità di confrontarsi a più voci.

Non sarebbe più possibile una didattica di recupero e di arricchimento dell’offerta formativa perché sparirebbero le compresenze e quindi la possibilità di organizzare percorsi ad hoc per alunni in difficoltà o attività di arricchimento che prevedano lavori a gruppi.

Cosa significa in termini di posti di lavoro

Un calcolo preciso è difficile farlo, sia perchè i dati che si hanno non sono nuovissimi, sia perchè sono parziali. Calcolando che le classi elementari statali in Italia nell'anno scolastico 2006/2007 erano 138.524 e che circa 1/5 erano a Tempo Pieno, lasciando un insegnante per classe, nelle classi a Tempo Pieno il taglio sarebbe di 27.704 insegnanti; nelle classi a modulo ne verrebbero tagliati 55.410
In totale il taglio di insegnanti di scuola elementare per la restaurazione a regime del maestro unico sarebbe di 83.114 maestre e maestri.

… e il Tempo Pieno?

È evidente che la restaurazione del maestro unico annulla di fatto il Tempo Piano. D’altronde l’esperienza del Tempo Pieno è stata il canale di pratiche e sperimentazioni attraverso cui la pluralità decente si è affermata per tutta la scuola italiana.



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l'inserimento nel mondo del lavoro

Il lavoro giovanile oggi

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scuole ponte per Berlusoni che non conosce l'inglese



integrazione scolastica
Per voi va benissimo la scuola così com’è: il negretto che è appena arrivato è tanto carino, cosa importa se durante le lezioni di storia e geografia s’addormenta, perché non capisce niente? Tanto non deve mica imparare la storia, lui: basta un po’ di alfabeto, un dizionario minimo, e se alla fine dell’anno non sa ancora nulla, si boccia. Tanto non deve mica andare lontano, no? Mica deve fare il liceo, lui, si annoierebbe. Lui è da professionale. E’ da cantiere. Mica gli serve conoscere Napoleone. […]



italiani e lo sport........


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