23.10.08

degrado a Napoli

IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO





PARCHEGGIO SELVAGGIO ALLA RIVIERA DI CHIAIA





PARCHEGGIO SELVAGGIO A PIAZZA DE MARTIRI



ZONA PEDOLALE DI NOTTE :

parcheggio selvaggio nei vicoli del centro






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IO VERAMENTE AVREI QUALCHE COSINA DA AGGIUNGERE:
LA NOTTE NON SI DORME...........FINO ALLE TRE DI NOTTE.
DI GIORNO NON SI PUO' ARRIVARE NE CON AMBULANZE NE CON I POMPIERI
(..è successo che c'e stato un incendio e i pompieri si sono dovuti
fermare fuori dalla piazza)
Se mi dovessi malaguratamente ammalare....

DOVREI EVITARE DI FARLO ASSOLUTAMENTE DI GIOVEDI, VENERDI'E PARTICOLARMENTE DI SABATO
perchè ci vorrebbe un elicottero che atterrasse direttamente sul terrazzo condominiale, dato che una ambulanza non potrebbe certamente accostare al portone.....















VASTO.....SI FA PER DIRE........






NAPOLI E LE NUOVE BAINLIEUE

Il Centro Studi Polizia Nuova segnala che a Napoli esistono zone a fortissimo degrado sociale dove, a causa della mancanza di regole, del forte degrado ambientale, provocato dal FORTE degrado Politico-istituzionale, a cui si associa quello economico e sociale, si sono formate vere e proprie sacche di illegalità micro e macro economiche, comunitarie ed extracomunitarie, che vede i circondari come quella di Porta Capuana, Piazza San Francesco, Via Concezio Muzii, Piazza Enrico de Nicola essere diventati veri e propri ordigni sociali pronti ad innescarsi alla prima scintilla.

La causa di tutto questo è la totale mancanza delle Istituzioni che nulla hanno fatto per poter diffondere la legalità, il senso civico, il rispetto delle Leggi e delle regole. Zone in cui si respira il disagio, l’insofferenza e la sofferenza dei tanti extracomunitari, per la maggior parte irregolari, dediti a sbarcare il lunario in qualsiasi modo e nell’attesa dedicarsi a stazionare bevendo, come in Via Poerio ad angolo con Piazza Garibaldi.
Una situazione insostenibile sia a livello sociale che a livello sanitario che sta per diventare un vero e serio problema. Se non affrontato potrebbe causare pericoli di elevata potenza al pari delle bainlieue francesi. I primi segnali sono già giunti, segnali preoccupanti che nessuna istituzione, sembra, voglia accorgersene se non intervenire, poi, quando tutto è accaduto e gestirlo, come al solito, in emergenza. Sono responsabilità gravissime, dove di fronte a diversi tipi e stili di vita, l’attuale panorama sociale ed economico viene travolto e stravolto dal degrado politico ed istituzionale. Inutile risulterebbe l’impiego delle Forze di Polizia, ridotte al lumicino, anzi al lastrico, che sicuramente non possono svolgere il ruolo delle Istituzioni e non possono poi essere impiegate per risolvere quel che di dannoso è già accaduto.
L’impiego delle Forze di Polizia potrebbe diventare l’ennesima scusa di qualcuno per fare l’ennesima campagna elettorale criminalizzatrice che la vedrà attaccata da quelle Istituzioni che dovrebbero metterle in grado di potere espletare i propri compiti di prevenzione e repressione dei reati. La Politica napoletana, e non solo, non può risolvere i suoi fallimenti trasformando, come al solito, un problema politico in un problema di Polizia.
Le Forze di Polizia non possono, di fronte a questo scenario di disperazione ed esasperazione, diventare, come sempre, la solita valvola di sfogo dei problemi sociali. Le Istituzioni, la Politica, si muovano per affrontare e risolvere questa vera e propria polveriera, altrimenti altri cadaveri di neonati extracomunitari continueranno ad essere abbandonati nella spazzatura. Portici, 23 ottobre 2008 Il Vice Direttore DI MARIA Pasquale Tel. 347.6743936 – Fax 081.272211 -www.centrostudipnfi.altervista.org.




tradizioni e degrado
pianura oggi




Pianura, rifiuti nelle strade mancano 400 cassonetti
di Ottavio Lucarelli
Quattrocento cassonetti ancora da installare in tutto il quartiere e rifiuti sparsi per strada: sacchetti, cartoni, mobili, legna, servizi igienici. Via Montagna Spaccata, il "boulevard" di Pianura, non è stata baciata dal miracolo di Berlusconi e Bertolaso e così tutte le strade del quartiere della periferia flegrea, teatro a gennaio della rivolta contro la riapertura della discarica di Contrada Pisani, restano grandi sversatoi a cielo aperto. Situazione che peggiora con il passare dei giorni e che ieri ha riproposto immagini dei mesi scorsi con l´immondizia ammassata per centinaia di metri ai bordi delle strade.

Quattrocento cassonetti da installare per sostituire quelli distrutti a gennaio, incendiati, utilizzati per le barricate e poi rottamati. Rivolta che ha portato ultras in carcere, il consigliere comunale Marco Nonno prima in carcere e poi agli arresti domiciliari, l´assessore comunale Giorgio Nugnes prima detenuto in casa e poi sottoposto al "divieto di dimora" a Pianura, il quartiere in cui è nato e in cui vive. Una rivolta che oltre all´inchiesta giudiziaria ha anche prodotto la distruzione di cinquecento cassonetti di cui solo cento già sostituiti.

«Gli altri - spiega Gennaro Mola, assessore alla Nettezza urbana - saranno installati gradualmente. In città, complessivamente mancano oggi duemilaquattrocento cassonetti e la ditta che ha l´appalto ce li consegna al ritmo di centoventi alla settimana. Questa l´eredità sia delle rivolte dei mesi scorsi sia di atti di teppismo che sono proseguiti anche nelle settimane in cui la crisi più acuta era stata lasciata alle spalle».

Una rivolta all´inizio del 2008 per bloccare la riapertura della discarica di Contrada Pisani. Una rivolta per poi ritrovarsi a vivere in un quartiere-discarica con la spazzatura ammassata in strada da settimane.

«Nell´installazione graduale dei cassonetti - chiarisce l´assessore Mola - stiamo privilegiando le strade più strette, per cui via Montagna Spaccata sarà servita per ultima. Una scelta che rende certamente più visibili le difficoltà nella raccolta in queste settimane, ma che è dettata dal fatto che nelle strade più strette bisogna garantire la viabilità mentre in via Montagna Spaccata, che è particolarmente larga, non c´è un rischio di interruzione del traffico. È evidente che in questa fase, finché non ci saranno consegnati i duemilaquattrocento cassonetti mancanti, si registra un sovraccarico di lavoro per i netturbini dell´Asia ed è chiaro che, una volta reinstallati i cassonetti, anche questa spazzatura sparirà dalle strade».

Una lunga scia di immondizia nelle strade di Pianura, interi marciapiedi invasi dai rifiuti anche in altri quartieri di periferia, da Miano a Ponticelli. Ma anche nel centro storico dove, denuncia l´associazione "Verdecologista", i turisti si sono imbattuti ieri mattina in montagne di immondizia soprattutto in largo Donnaregina, nei pressi di via Duomo, e all´interno della mini area archeologica di piazza Bellini, «il cui fossato è sommerso da cartacce, lattine, giornali, bottiglie di vetro e di plastica». Mentre «l´isola pedonale di piazza Dante era tranquillamente utilizzata come parcheggio domenicale per auto e motociclette».

Crisi nella raccolta dei sacchetti in periferia e in tanti centri della provincia. Anche in quelli che continuano a ospitare le ecoballe in attesa degli inceneritori. È accaduto ieri a Villa Literno in provincia di Caserta. Un incendio in una piazzola di un sito di stoccaggio dove, denuncia il sindaco Enrico Fabozzi, «non è la prima volta che ciò avviene con il risultato di produrre veleni e nuovi rifiuti speciali». Fabozzi ha chiesto perciò un sistema di videosorveglianza del sito e una vigilanza armata da parte dei militari «come per tutte le altre discariche della Campania».
(27 ottobre 2008)


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Piccola storia di Napoli dalle origini fino al 1861.
by Ettore Imparato
Pubblicato in 1967, Edizioni della Rassegna I.C.T. (Napoli)
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Creatori: Con disegni di N. Cugurra.
Lingua: Italian
Edizione: 2. edizione ampliata.
Paginazione: 168 p.
LCCN: 75365262
LC: DG846 .I4 1967
Oggetto: Naples (Kingdom) — History.

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Regno di Napoli Formazione statale sorta nel 1282 con la separazione del territorio dell'Italia meridionale dal Regno di Sicilia in seguito alla rivolta dei vespri siciliani, ed estintasi nel 1816 con la costituzione del Regno delle Due Sicilie.

2 Le dinastie angioina e aragonese

Anteprima della sezione
Dopo la perdita della Sicilia, il re Carlo I d'Angiò fissò la propria dimora a Napoli (1282), eretta a capitale del regno angioino, che alimentò l'espansione economica della città e favorì i collegamenti con i centri più vivaci della cultura europea. Napoli assunse un carattere cosmopolita, ospitando stranieri, operatori economici e intellettuali, e divenendo un centro di studi che acquisirà grande prestigio nei secoli successivi.

Il passaggio dinastico dagli Angioini agli Aragonesi avvenne attraverso una guerra conclusa con l'assedio di Napoli e la sua occupazione da parte di Alfonso V d'Aragona (Alfonso I come re di Napoli) nel 1443. Gli Aragonesi tentarono di ridurre il potere che i baroni esercitavano nelle campagne del regno, dove costituivano autorità illimitate con prerogative che richiamavano alla memoria le antiche forme di sudditanza del servaggio. Al tempo stesso introdussero le prime forme dello stato moderno, svincolando le principali cariche della capitale dal possesso personale e affidandole a una burocrazia in formazione. La capitale, Napoli, fu trasformata con nuovi interventi urbanistici, e lo sviluppo delle attività portuali ne fece un centro di rilievo internazionale.

3 Il dominio spagnolo

Anteprima della sezione
Il regno fu conteso da Spagna e Francia durante le guerre d'Italia che esplosero tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. La dominazione spagnola, iniziata nel 1503, fu accolta come il male minore a fronte della precedente occupazione francese, tanto più che il nuovo sovrano Ferdinando II il Cattolico confermò alla capitale e al regno gli antichi privilegi, compreso il diritto del popolo di Napoli ad avere una rappresentanza (una 'piazza') nell'amministrazione cittadina. Il Regno di Napoli difese una propria identità nazionale sul terreno allora più delicato e complesso del rapporto fra autorità e società, quello religioso. Infatti vennero sempre respinti i tentativi operati a più riprese dai viceré spagnoli di introdurre l'Inquisizione romana, tentativi che incontrarono la concorde opposizione dei ceti napoletani preoccupati di dover subire un totale asservimento alla Spagna.

Lungi dall'essere sentito come un dominio straniero, il nuovo ordine politico era di fatto accettato da nobili e borghesi di Napoli, a cui era gradito un viceregno spagnolo che, oltre a un contributo finanziario e militare, ben poco chiedeva e imponeva. Il graduale instaurarsi della pace, della quiete pubblica, della stabilità favorì a Napoli il rilancio della cultura: accanto al mecenatismo dei privati si sentì l'azione del potere politico, capace di incentivare progetti di ripristino della magnificenza urbana durante il viceregno di Pedro de Toledo (1532-1553). A lui si deve un importante progetto di sistemazione urbanistica di Napoli, che a quel tempo risultava la seconda città europea per numero di abitanti.

Tuttavia nel XVII secolo il governo spagnolo impose al regno una fiscalità sempre più onerosa, fonte di malessere e di spinte eversive, che esplosero nella rivolta popolare del 1647, capeggiata da Masaniello. La rivolta fu però facilmente controllata dalla Spagna, che continuò a governare a Napoli fino al 1707.

4 Il viceregno borbonico

Anteprima della sezione
Nel corso della guerra di successione spagnola il viceregno passò sotto la dominazione austriaca, durata dal 1707 al 1734. Gli austriaci governarono Napoli avviando alcuni tentativi di riforme antifeudali che non giunsero a compimento. Nel 1734 la politica della regina di Spagna Elisabetta Farnese, che intendeva riportare i Borbone in Italia, fu coronata da successo e il figlio Carlo assunse la sovranità regia a Napoli. Il passaggio dinastico avvenne nell'ambito della guerra di successione polacca e fu sancito dal trattato di Vienna (1734).

Nei primi anni del nuovo regno borbonico si accesero speranze di rinnovamento, alimentate dai progetti riformatori riguardanti il fisco, l'istruzione e il commercio. A partire dalla metà del XVIII secolo Napoli divenne una della prime capitali culturali d'Europa, grazie a un gruppo di intellettuali illuministi formatisi alla scuola di Antonio Genovesi, che fu titolare all'università della cattedra di economia. Dall'illuminismo meridionale (che si può compendiare nei nomi di Francesco Mario Pagano e Gaetano Filangieri) provenne un'acuta diagnosi dei mali della società meridionale, insieme con una serie di proposte di riforma dell'istruzione, del diritto e dell'economia.

Sul piano politico emerse la figura di Bernardo Tanucci, membro del Consiglio di reggenza che governò il viceregno quando Carlo divenne re di Spagna (1759) e durante la minorità del figlio, il futuro Ferdinando IV. Ministro dal 1767 al 1776, Tanucci attuò una politica antiecclesiastica culminata con la cacciata dei gesuiti e con l'incameramento dei loro beni, ma non riuscì a scalzare i più radicati centri di potere. Nulla poté opporre alla carestia che infierì a Napoli nel 1764, lasciando una scia di morti per fame e per malattia. Tanucci fu licenziato per iniziativa della fazione asburgica, rafforzatasi a Napoli dopo l'arrivo di Maria Carolina d'Austria, moglie di Ferdinando.

Negli anni della Rivoluzione francese il Regno di Napoli vide costituirsi un forte nucleo di giacobini repubblicani, molti dei quali furono colpiti dai processi del 1794. Il regime monarchico cadde il 22 gennaio 1799, dopo che l'esercito francese al comando del generale Championnet ebbe sconfitto le truppe regie occupando la capitale. Fu allora proclamata la Repubblica napoletana, presto contrastata dalla plebe e dalle bande sanfediste antirivoluzionarie, comandate dal cardinale Ruffo. Dopo una breve restaurazione borbonica, il regno fu affidato da Napoleone al fratello Giuseppe Bonaparte (1806-1808) e quindi a Gioacchino Murat (1808-1815), il quale diede inizio alla legislazione antifeudale che sarà poi proseguita nel corso del secolo.

Al termine delle guerre napoleoniche, il congresso di Vienna sancì il ritorno sul trono dei Borbone (1815) e il Regno di Napoli fu unito alla Sicilia, costituendo il Regno delle Due Sicilie (1816) che nel 1860, dopo l'annessione al Regno di Sardegna, entrò a far parte del Regno d'Italia.