14.11.08

CENSURA MEDIATICA

LA FINE DEL GIORNALISMO LIBERO


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E' l'ora del decreto salva-blog. Con qualche legittimo dubbio
Pubblicato da Franca Ferri Lun, 24/11/2008 - 13:35
Ci sarà anche la crisi mondiale, l'Alitalia nel baratro, il clan dei casalesi, l'immondizia a Napoli e le scuole che crollano, ma a quanto pare in Italia è prioritario occuparsi della libertà di espressione su internet. Vediamo perché.
Tema: ddl editoria. Riassunto delle ultime puntate: la settimana scorsa, a furor di popolo, Levi (Pd) promette di cancellare dalla sua proposta di legge l'articolo 'ammazzablog'.
Nuova puntata: con straordinario tempismo, mercoledì 19 novembre l'onorevole Cassinelli (PdL) presenta una proposta di legge in due articoli che battezza 'salva blog'.
Cosa dice Cassinelli: innanzi tutto, si accorge di un clamoroso buco normativo. Ovvero che la legge 63 del 2001 inquadra come 'prodotto editoriale', più o meno tutti i siti web che fanno informazione, di qualunque tipo (blog personali, ma anche siti istituzionali inclusi, ndr)). Siti che quindi dovrebbero sottostare agli obblighi della legge sulla stampa, che risale nientedimeno al 1948 ed è ovvio che Internet era al di là da venire, e che la legge 47/1948 è palesemente inadeguata a regolamentare l'informazione online. (Se così davvero fosse, negli ultimi sette anni mezzo web made in Italy sarebbe nell'illegalità, ma pazienza).
Per riempire questa clamorosa falla, Cassinelli lancia la sua ricetta, ovvero la sua proposta di legge. Che prevede:
1) scorporare i prodotti editoriali cartacei da quelli online
2) sottoporre alla legge sulla stampa solo i siti che "hanno per scopo la pubblicazione e la diffusione di notizie di attualità, cronaca, economia, costume o politica", e se sussiste almeno una di queste condizioni: i gestori o autori sono riconducibili a una testata registrata, o sono giornalisti professionisti, o traggono profitto da queste pagine web, o il sito ha una periodicità simile a quelle previste per la carta stampata, ecc.
3) escludere in ogni caso i siti che abbiano come scopo la diffusione di idee e opinioni personali, informazioni relative alle attività di società, associazioni, circoli, ecc, informazioni personali, autobiografiche e professionali, dell'autore, i siti aggregatori automatici di notizie (Googlenews, per capirci), i forum e i social network.
Dubbio: ma allora chi si deve registrare? a quanto capisco, i giornalisti sempre (anche se faccio un blog dove parlo solo del mio cane???), ma per quel che riguarda il resto del web il confine resta molto indefinito.
Esempio: se un non giornalista ha un blog in cui esprime più o meno regolarmente opinioni e ricava denaro (dagli AdSense, sempre per esempio), qual è il parametro dominante: la libertà d'espressione o l'aspetto economico?
Tanto per capirci: il blog di Grillo ricade sicuramente nella categoria da registrarsi (lo conferma la violenza con cui Grillo si è subito scagliato contro Cassinelli: un punto a favore del deputato. Eppoi sono entrambi di Genova, sarà un bel derby...). Ma qual è il confine per gli altri?
A quanto risulta dalla biografia nel suo sito, l'avvocato Cassinelli finora non si era occupato in particolare di internet (la sua attività si è concentratta su diritto societario, bancario, finanziario, fallimentare ed alla contrattualistica). Forse per questo, e non per cavalcare l'onda emotiva dello sdegno verso il ddl Levi, ha subito invitato al dibattito: "metto a disposizione del web il mio testo di legge - dice -. Proviamo a fare la prima proposta di legge ad emendabilità popolare. Prendiamoci una settimana di tempo per raccogliere tutti i suggerimenti che arriveranno on-line dal popolo dei blog".
"Ho ricevuto in pochi giorni migliaia di messaggi di apprezzamento, critiche e suggerimenti per la mia iniziativa di legge - commenta Cassinelli - che ho realizzato mettendo a frutto la mia formazione di giurista e di uomo politico liberale. Non cerco popolarità a buon mercato. Cerco solo di interpretare correttamente il mio ruolo di parlamentare che intende rispondere ad una normativa inadeguata ai tempi e penalizzante che a mio avviso va modificata".
Voglio concedere all'onorevole Cassinelli l'attenuante della buona volontà (perlomeno, ha chiesto a tutti di esprimersi, e sta 'pagando' con centinaia di mail da leggere, e sicuramente anche molte critiche).
Ma non ci riesco, perché mi riecheggia in mente l'andreottiano "A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca".

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Travagliate inchieste e d'avanzi di giornalismo

Difendere Marco Travaglio?
Per carità, non credo che il giornalista torinese abbia bisogno di una difesa d’ufficio da parte di un “collega” che ha alcuni anni e soprattutto infinita esperienza meno di lui, ma la tentazione di dire qualcosa sulla “querelle” che lo sta investendo in questi giorni è forte, a cui va ad aggiungersi un insana solidarietà verso chi, dopo essere stato osannato su tutti i fronti, ora si trova a ricevere critiche pesanti anche da chi ne ha sempre sostenuto e condiviso i metodi di informazione e divulgazione delle notizie.
Quello che è successo durante la trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, credo lo sappiate tutti, forse un po’ in sordina è passato un contro-intervento di un altro giornalista che, dopo avere accusato Travaglio di bluffare e di manipolare lettori inconsapevoli, si è spinto oltre accusandolo di frequentazioni poco chiare con persone colluse con la mafia.
Une bella entrata a piedi uniti, usando un termine calcistico, e stavolta proveniente da un settore un tempo vicino ideologicamente al giornalista, mai criticato come stavolta; un’entrata ingiusta, poiché, e parlo a nome di chi ha sempre visto, nelle disquisizioni di Travaglio, grande rigore giornalistico mischiato ad un certo livore che suonava alquanto stonato (il riferimento alle muffe ed ai vermi rivolto al neo presidente del senato Schifani non è né satira né informazione, è insulto), è sbagliato rivolgere lo stesso metodo contro il cronista torinese, attribuendogli frequentazioni ed amicizie di dubbio gusto al solo scopo di screditarne l’immagine che egli ha di fronte all’opinione pubblica.
Opinione pubblica per la quale, secondo determinati personaggi, sarebbe più che sufficiente un’allusione, sparata all’improvviso e documentata in maniera alquanto approssimativa, per sgretolare la purezza di questo Robespierre de noantri, trasformandolo in un “amico degli amici”.
Sinceramente non so come pormi di fronte a questa vicenda, poiché a Travaglio ho sempre riconosciuto il fatto di essere preparato e competente, non apprezzandone, al contempo, i toni ed il modo di porsi nei confronti di pubblico ed interlocutori: non voglio difendere lui, ma voi lettori, definiti, per l’ennesima volta “lettori inconsapevoli”, in buona sostanza, una massa di incompetenti, in grado di sorbirsi qualunque panzana se detta bene e “con il tono giusto e convincente”: lo si insinua adesso per gli ammiratori di Travaglio, lo si diceva per i seguaci di Grillo, lo si è detto per chi ha votato Berlusconi e così facendo, tra un insulto ed una querela, sfugge la vera sostanza dei problemi e si crea una confusione generale che – solo lei la colpevole, non imbonitori, profeti veri e presunti o fantomatici “manovratori” – produce la (vera) disinformazione.
Io sono fiducioso nei lettori, credo che la gente abbia abbastanza coscienza critica per riuscire ad ascoltare diverse posizioni e costruirne una propria, senza pendere dalla bocca del Travaglio di turno: l’alternanza costante che si è avuta in questi ultimi quindici anni al governo lo conferma, e ribadisce soprattutto che, se un governo sbaglia nella propria azione e delude gli elettori, non c’è nessuna speranza di potersi salvare dalla giusta “punizione” elettorale, e se un giornalista scrive stupidaggini, se ne assume la responsabilità di fronte ai lettori che ha tradito.

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Fasti e nefasti!


Quante volte ci è capitato di voler dire qualcosa e nessuno ci ascoltava? Allora i nostri pensieri e le nostre idee si perdevano nell'infinito. Quante volte le nostre parole si sono perse nel vento? Perché parlare se nessuno ci ascolta? E allora parliamo a noi stessi... è meglio.
È bello pensare... pensieri oziosi di un ozioso: si crede di filosofeggiare sul più e sul meno, si va fuori tema, si cambia argomento, si dimentica da dove si era partiti, si rientra in argomento.Così nascono i soliloqui
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Con l'impazzimento allucinogeno e iper-grottesco della realtà italiana, qualsiasi satira rischia di essere sciapa e incolore. Secondo me, si salvano in pochissimi: Corrado Guzzanti (che lavora sul linguaggio, però ha dovuto portare i fascisti su Marte), Altan che ha una immensa capacità di sintesi, Disegni che sa essere spietato anche con la sinistra, Vauro che quando vuole trasuda rabbia civile, Michele Serra che sa essere elegante e fantasioso, qualche attentato ironico (franco Bruna) alle immagini mediatiche reali, Nanni Moretti le volte che si occupa cinematograficamente di politica...Chi altri sa fare satira in Italia?
Scritto da: luciano / idefix | 30/10/08 at 18:2

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La satira è scomparsa dalla nostra tv. Se ne può fare a meno?
"La satira non è forse necessaria, ma esiste in tutto il mondo. Altrove è tollerata dalla classe politica, in Italia no. Veniamo da una fase di scontro ideologico forte, la satira è ritenuta scomoda, è stata osteggiata dai dirigenti tv. Se ne è fatta poca, ha prevalso il modello di comico da consumo. In questi ultimi anni sono prevalsi due modelli di programmi comici: quelli di tipo cabarettistico (Zelig, Colorado Cafe) e il "celentanismo", fatti da showman con eccessi narcisistici. La satira? Sono rimasti Maurizio Crozza e Daniele Luttazzi su La 7, che poi ha chiuso".

By Corrado Guzzanti

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Perchè non faccio satira politica
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Perchè una politica che non prende reali provvedimenti nei confronti di nessuna delle problematiche urgenti di questo paese, non è una politica che "si fa i cazzi suoi". E' una politica che "fa i cazzi di qualcun altro".
Non mi pare che siano i nostri.
Contro chi dovrei accanirmi?
Contro i "cazzi suoi" o contro "i cazzi di qualcunaltro"?
Ho preferito accanirmi sui "cazzi nostri".
Il dibattito è aperto …. Voglio solo dire una cosa.
Io “attacco” il mercato utilizzando la comicità come linguaggio subliminale.
Cerco di fare il lavoro che fa la pubblicità.
Ma non “vendo” niente.
Se posso cerco di mettere in crisi qualcosa su cui non si era riflettuto.
Penso che il “mercato” sia la reale espressione delle volontà politiche.
Ecco perché non faccio satira politica.
Preferisco farla al mercato e al nostro subirlo senza alcuna capacità critica.
By Cinzia Leone

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NON SI PUO’ PARAGONARE LA “PENA DI MORTE” ALLA “PENA” DI ABORTIRE
La pena di morte significa togliere la vita a qualcuno, dopo averlo giudicato immeritevole di aver avuto la vita in dono. Il diritto alla “pena” di abortire è la libertà di scegliere di non dare la vita in dono, quando si valuta la vita immeritevole, di accogliere la vita stessa.. (e non solo per motivi economici. A volte non si è semplicemente “pronti”e magari lo si capisse più spesso)
In parole più semplici, scegliere il diritto di non eseguire la pena di morte, non si può paragonare alla scelta di non dare a un feto, che nei primi due mesi di gravidanza, è ancora un’ipotesi di vita, la possibilità reale di vivere.
I figli che non nascono da madri consapevoli del significato di dare vita a una vita, sono il “frutto” della sua decisione di non poter essere madre.
Si può scegliere di non dare vita a un “frutto”( che è ancora un seme) che non siamo in grado di far maturare dentro di noi, in quanto madri, quindi di abortire.
In quanto uomini(esseri umani) invece, non si può scegliere, a mio parere, di togliere la vita a un “frutto” bacato(un assassino), ma già nato, uccidendolo.
Questo è il motivo che non permette di porre sullo stesso piano il diritto di esercitare la pena di morte, al diritto di abortire. Dire:” se si difende la moratoria contro la pena di morte, allora si difende anche la moratoria contro l’aborto perché la vita se si difende si difende sempre, sà un po’ di malafede. Perché sono condizioni imparagonabili.. L’una parla di morte, l’altra parla di vita. Non sono la stessa cosa. Sono solo due facce della stessa medaglia. Condannate a far parte dello stesso insieme, ma separate per l’eternità..
Essere contro la pena di morte personalmente, significa essere contro l’idea di potersi sostituire a Dio stabilendo un criterio di “giustizia” umano, che usa come soluzione, lo stesso contenuto del delitto: l’ASSASSINIO. In teoria si potrebbe pretendere, allora, di giustiziare successivamente coloro che hanno “giustiziato” l’ingiustizia, procedendo lentamente verso la fine di tutto. Non è un criterio evolutivo questo, e non è figlio della ragione.
Una madre che ha il dono o la proprietà di procreare, se stabilisce di non dare vita alla vita, ha il diritto di farlo, perché sa di non essere in grado, per mille motivi, di garantire la vita nel senso più complesso del termine. Stasera mentre scrivevo questo post, a “chi l’ha visto”, si parlava dei bambini di Gravina ritrovati dopo un anno e mezzo, nel pozzo in cui è precipitato un altro bambino.Il padre dei bambini di Gravina, che pare sia il colpevole dell’assassinio, è in carcere da Novembre. Se la madre di quei bimbi, all’epoca in cui li concepì, fosse stata in grado di valutare il marito per quello che era, forse avrebbe scelto di fermarsi, perché chissà quante altre volte, quella mamma, avrà visto i suoi figli patire la presenza di un padre che non era in grado di essere padre se non come padre violento. La madre che crea, ha il diritto di scegliere di non creare, se non può farlo, perché è lei a creare. Anche la madre di Samuele, il bambino di Cogne, forse avrebbe fatto bene a rendersi conto che non era in grado di essere madre, prima di scegliere di diventarlo.
La Madonna ha accettato il suo straordinario destino, accettando di essere la madre di Cristo. E noi gliene siamo immensamente grati. Anche noi accettiamo il nostro straordinario destino, che però non è quello di essere la Madonna. Ma è quello di essere Madri, terrene, consapevoli di quello che stiamo facendo. Del significato intero di quell’evento.


Scritto da Cinzia 18.02.08

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21 Novembre: Adunata Sediziosa! 15 studenti denunciati per i fatti di Piazza Navona. Non abbiamo paura.

Roma: Oggi alla Sapienza si è tenuta la conferenza stampa per parlare e comunicare con tutti in merito alla gravissima vicenda delle denunce, che sono arrivate in queste ore, ai danni di 15 studenti dell'università per i fatti di piazza Navona.
L'ipotesi della magistratura - tutta da verificare visto che molte persone denunciate neppure erano presenti nella piazza durante i fatti - è che questi studenti sono passibili di un'accusa per lesioni, rissa e adunata sediziosa.
Queste denunce non parlano di quello che è realmente accaduto in piazza Navona. L'unica adunata sediziosa che si è tenuta il 29 ottobre è quella di un gruppo di neofascisti armati di tutto punto e mililtarmente organizzati che entrano in una piazza -in cui si stava tenendo una manifestazione, questa si autorizzata e pacifica, contro l'approvazione del decreto Gelmini - per aggredire indiscriminatamente gli studenti medi e universitari.
Anche l'accusa di rissa oltre a non corrispondere ad una verità giuridica, risponde ad una precisa esigenza politica del Governo: quella di equiparare un gruppo sparuto di neofascisti alla potenza del movimento dell'onda.
Continueremo a ribadire che quel giorno a piazza Navona non ci sono state due aggressioni simmetriche, non c'è stata una rissa, ma un'unica aggressione di un gruppo ben definito ai danni di tutti gli studenti.
In questi giorni continueremo a dire che "noi non abbiamo paura" nè di affermare la qualità antifascista di questo movimento, nè di queste denunce.
Noi non abbiamo paura di un Governo, che prova con queste accuse ad intimidirci, criminalizzarci e metterci all'angolo.
Noi non abbiamo paura, e per questo continueremo a produrre momenti di conflitto e di protesta con l'intelligenza e la determinazione che ci ha caratterizzato fino ad ora.

[Comunicati di solidarietà:
Napoli, Orientale Occupata
Onda Anomala Padova
Assemblea No Gelmini, Torino
Facoltà e Accademie in mobilitazione Milano
Assemblea NOGELMINI Palermo |


Milano: L'Onda anomala milanese ha dato lezioni sulla crisi in Piazza Affari a banchieri e bancarottieri, ribadendo ancora una volta lo slogan "Noi la crisi non la paghiamo". L 'iniziativa di varie facoltà in mobilitazione ha visto la partecipazione di numerosi professori della Statale di Milano, facoltà di Scienze Politiche, Lettere e Filosofia, Giurisprudenza e del Politecnico. Le lezioni sono state raggiunte da un corteo di studenti medi. [Leggi l'appello di convocazione] [Leggi: Studenti dell'Onda in Piazza Affari]


20 Novembre: L'Onda Non si arresta, L'Onda è antifascista! Bologna: Rilasciati gli studenti messi in stato di fermo questa mattina

Bologna: A poche ore dalla manifestazione antifascista indetta dagli studenti in mobilitazione dell’Università di Bologna e a pochi giorni dall’aggressione avvenuta sotto le due torri da parte dei nazisti di Forza Nuova, Piazza Verdi si è svegliata con un banchetto informativo di Azione Universitaria. Diverse decine di studenti si sono immediatamente attivati e con un sit-in rumoroso hanno cercato di impedire che il cuore della zona universitaria ospitasse la formazione di destra. È sopraggiunta la Digos che ha identificato tutti gli studenti che si opponevano alla presenza di Azione Universitaria e all’arrivo di ben dieci volanti della Polizia sono stati tratti in stato di fermo 7 studenti: 6 di scienze politiche e 1 di lettere e filosofia. Gli studenti hanno immediatamente improvvisato un corteo che è arrivato sotto la sede della Questura chiedendo l’immediato rilascio dei ragazzi. A seguito della forte pressione del corteo, verso le ore 15, tutti gli studenti sono stati rimessi in libertà. E’ ora in corso un corteo spontaneo che dalla Questura in Piazza Roosvelt sta muovendosi attraverso il centro cittadino verso la zona universitaria.


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i giovani di adesso, di questi giorni


Le proteste degli studenti contro la Gelmini sono sacrosante. Dieci anni fa, attraverso un mio personaggio, il professor Fontecedro, mi scagliavo contro la degenerazione colpevole in cui era lasciata morire la scuola italiana, e invitavo gli studenti a ribellarsi. La scuola autoritaria prepara a una società autoritaria. E’ il pensiero unico reazionario che collega tutti gli atti di questo governo: dalla scuola alla repressione delle manifestazioni popolari a Chiaiano, a Vicenza o in Val di Susa, agli attacchi continui alle libertà di espressione, di pensiero e di riunione garantite dalla Costituzione. Siamo a una pagina drammatica di involuzione della nostra democrazia. Berlusconi dice adesso che farà di tutto perché la tv, pubblica e privata, sia meno ansiogena. Semplicemente perché quando la tv racconta la realtà, il suo governo cala nei sondaggi. Si vede che la realtà è comunista.
daniele luttazzi

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Tra censura ed autocensura.
Intervista a Daniele Luttazzi.
di CHIARA LALLI

Sei stato censurato durante un governo di centro-sinistra. Cosa ti aspetti da questo governo?
Guarda che la satira non deve essere tutelata da alcun governo. Chi fa satira non deve aspettarsi niente. La satira esprime il punto di vista dell’autore, non fa propaganda. Il potere ha una logica che la satira mette in discussione: infatti ti tappano la bocca. È sempre stato così ed è un ottimo motivo per continuare a farla. Dove è possibile. (Il mio sottoscala.)