5.11.08

PIAZZA NAVONA E I NOSTRI FIGLI?

PIAZZA NAVONA
......SOLO DISTURBATORI?????




LA MANIFESTAZIONE







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Così la Gelmini diventò avvocato
L'esame di abilitazione all'albo nel 2001.
Il ministro dell'Istruzione: «Dovevo lavorare subito»



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Novantatré per cento di ammessi agli orali! Come resistere alla tentazione? E così, tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da avvocato a Reggio Calabria si infilò anche Mariastella Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche «scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.

La notizia, stupefacente proprio per lo strascico di polemiche sulla preparazione, la permissività, la necessità di corsi di aggiornamento, il bagaglio culturale dei professori del Mezzogiorno, polemiche che hanno visto battagliare, sull'uno o sull'altro fronte, gran parte delle intelligenze italiane, è stata data nella sua rubrica su laStampa.it da Flavia Amabile. La reazione degli internauti che l'hanno intercettata è facile da immaginare. Una per tutti, quella di Peppino Calabrese: «Un po' di dignità ministro: si dimetta!!» Direte: possibile che sia tutto vero? La risposta è nello stesso blog della giornalista. Dove la Gelmini ammette. E spiega le sue ragioni.

Un passo indietro. È il 2001. Mariastella, astro nascente di Forza Italia, presidente del consiglio comunale di Desenzano ma non ancora lanciata come assessore al Territorio della provincia di Brescia, consigliere regionale lombarda, coordinatrice azzurra per la Lombardia, è una giovane e ambiziosa laureata in giurisprudenza che deve affrontare uno dei passaggi più delicati: l'esame di Stato.

Per diventare avvocati, infatti, non basta la laurea. Occorre iscriversi all'albo dei praticanti procuratori, passare due anni nello studio di un avvocato, «battere» i tribunali per accumulare esperienza, raccogliere via via su un libretto i timbri dei cancellieri che accertino l'effettiva frequenza alle udienze e infine superare appunto l'esame indetto anno per anno nelle sedi regionali delle corti d'Appello con una prova scritta (tre temi: diritto penale, civile e pratica di atti giudiziari) e una (successiva) prova orale. Un ostacolo vero. Sul quale si infrangono le speranze, mediamente, della metà dei concorrenti. La media nazionale, però, vale e non vale. Tradizionalmente ostico in larga parte delle sedi settentrionali, con picchi del 94% di respinti, l'esame è infatti facile o addirittura facilissimo in alcune sedi meridionali.

Un esempio? Catanzaro. Dove negli anni Novanta l'«esamificio» diventa via via una industria. I circa 250 posti nei cinque alberghi cittadini vengono bloccati con mesi d'anticipo, nascono bed&breakfast per accogliere i pellegrini giudiziari, riaprono in pieno inverno i villaggi sulla costa che a volte propongono un pacchetto «all-included»: camera, colazione, cena e minibus andata ritorno per la sede dell'esame.
Ma proprio alla vigilia del turno della Gelmini scoppia lo scandalo dell'esame taroccato nella sede d'Appello catanzarese. Inchiesta della magistratura: come hanno fatto 2.295 su 2.301 partecipanti, a fare esattamente lo stesso identico compito perfino, in tantissimi casi, con lo stesso errore («recisamente» al posto di «precisamente», con la «p» iniziale cancellata) come se si fosse corretto al volo chi stava dettando la soluzione? Polemiche roventi. Commissari in trincea: «I candidati — giura il presidente della «corte» forense Francesco Granata — avevano perso qualsiasi autocontrollo, erano come impazziti». «Come vuole che sia andata? — spiega anonimamente una dei concorrenti imbroglioni —. Entra un commissario e fa: "Scrivete". E comincia a dettare il tema. Bello e fatto. Piano piano. Per dar modo a tutti di non perdere il filo».

Le polemiche si trascinano per mesi e mesi al punto che il governo Berlusconi non vede alternative: occorre riformare il sistema con cui si fanno questi esami. Un paio di anni e nel 2003 verrà varata, per le sessioni successive, una nuova regola: gli esami saranno giudicati estraendo a sorte le commissioni così che i compiti pugliesi possano essere corretti in Liguria o quelli sardi in Friuli e così via. Riforma sacrosanta. Che già al primo anno rovescerà tradizioni consolidate: gli aspiranti avvocati lombardi ad esempio, valutati da commissari d'esame napoletani, vedranno la loro quota di idonei raddoppiare dal 30 al 69%.
Per contro, i messinesi esaminati a Brescia saranno falciati del 34% o i reggini ad Ancona del 37%. Quanto a Catanzaro, dopo certi record arrivati al 94% di promossi, ecco il crollo: un quinto degli ammessi precedenti.

In quei mesi di tormenti a cavallo tra il 2000 e il 2001 la Gelmini si trova dunque a scegliere, spiegherà a Flavia Amabile: «La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione». Quindi? «La sensazione era che esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati e altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l'esame. Per gli altri, nulla. C'era una logica di casta, per fortuna poi modificata perché il sistema è stato completamente rivisto». E così, «insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da questa situazione, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria».
I risultati della sessione del 2000, del resto, erano incoraggianti. Nonostante lo scoppio dello scandalo, nel capoluogo calabrese c'era stato il primato italiano di ammessi agli orali: 93,4%. Il triplo che nella Brescia della Gelmini (31,7) o a Milano (28,1), il quadruplo che ad Ancona. Idonei finali: 87% degli iscritti iniziali. Contro il 28% di Brescia, il 23,1% di Milano, il 17% di Firenze. Totale: 806 idonei. Cinque volte e mezzo quelli di Brescia: 144. Quanti Marche, Umbria, Basilicata, Trentino, Abruzzo, Sardegna e Friuli Venezia Giulia messi insieme.

Insomma, la tentazione era forte. Spiega il ministro dell'Istruzione: «Molti ragazzi andavano lì e abbiamo deciso di farlo anche noi». Del resto, aggiunge, lei ha «una lunga consuetudine con il Sud. Una parte della mia famiglia ha parenti in Cilento». Certo, è a quasi cinquecento chilometri da Reggio. Ma sempre Mezzogiorno è. E l'esame? Com'è stato l'esame? «Assolutamente regolare». Non severissimo, diciamo, neppure in quella sessione. Quasi 57% di ammessi agli orali. Il doppio che a Roma o a Milano. Quasi il triplo che a Brescia. Dietro soltanto la solita Catanzaro, Caltanissetta, Salerno. Così facevan tutti, dice Mariastella Gelmini. Da oggi, dopo la scoperta che anche lei si è infilata tra i furbetti che cercavano l'esame facile, le sarà però un po' più difficile invocare il ripristino del merito, della severità, dell'importanza educativa di una scuola che sappia farsi rispettare. Tutte battaglie giuste. Giustissime. Ma anche chi condivide le scelte sul grembiule, sul sette in condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e perfino sulla necessità di mettere mano con coraggio alla scuola a partire da quella meridionale, non può che chiedersi: non sarebbero battaglie meno difficili se perfino chi le ingaggia non avesse cercato la scorciatoia facile?

Gian Antonio Stella
04 settembre 2008

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13/08/2008
BOH !!
Qualche tempo fa Il ministro della pubblica (d)istruzione tanto per far vedere che esisteva e che aveva le idee chiare ha tirato fuori la boutade che sarebbe stato bene reintrodurre, come segno di serietà nei confronti dell’istituzione, il grembiule per gli studenti.

Mai oui! Certainement! I ragazzi vogliono appartenere ad un gruppo, vogliono sentirsi omologati, hanno la necessità di essere insieme contro tutti, e lo fanno scegliendo linguaggi, modi di dire, abbigliamenti ed atteggiamenti, ma di loro iniziativa, di libera scelta, mai imposti da altri, a meno che non siano i loro leader.

Il grembiule poi! Solo alle donne o anche ai maschi? Per evitare eventuali sfoggi di capi firmati? Che poi occhieggerebbero comunque dai pertugi lasciati debitamente aperti? Lo facevamo noi, negli anni ’60 quando portavamo il grembiule a scuola.

Meglio la divisa! Certo! Per evitare sfoggi, adottiamo la divisa a scuola. Le ragazze in camicetta bianca e gonna a pieghe nera, i ragazzi in pantaloni neri e camicia bianca o in tuta cachi, o mimetica.. No, forse sbaglio epoca!

Allora tanto per rendere tutti economicamente uguali, evitando capi costosi, adottiamo la divisa che identifichi la scuola! La facciamo disegnare dalla famosa stilista “Pinca Pallina”, la facciamo comperare al negozio “Tal dei Tali”, e così i fanciulli e le fanciulle saranno orgogliosi di appartenere ad un “gruppo” …elitario naturalmente, visto che quegli straccioni della scuola “XY” non l’hanno certo bella come quella! Omologazione e spirito egualitario!

La divisa ecct. È un fatto che sta succedendo realmente a Milano, lo hanno detto al TG regionale.

Figuriamoci poi in questo periodo di difficoltà chiedere di comperare una divisa, visto che personalmente nel mio passato di docente di chimica ho avuto difficoltà nel far comperare il camice da laboratorio agli studenti, infatti avevo una popolazione policroma accettando camici di qualunque colore purchè abbottonati davanti, per norma di sicurezza.

Poi l’elegante e vitalissima Ministro vuole reintrodurre nelle scuole secondarie :” …la disciplina "Cittadinanza e costituzione", che sarà oggetto di specifica valutazione, con 33 ore annuali di insegnamento previste. «Non è casuale - ha aggiunto il ministro - che l'introduzione della valutazione e del comportamento si affianchi all'introduzione della disciplina "cittadinanza e costituzione", in quanto la diffusione della cultura della cittadinanza e della conoscenza delle istituzioni tra i giovani deve essere inserita a pieno titolo nel piano dell'offerta formativa».
La signora Ministro forse non sa che nella scuola secondaria tecnica ( Istituti Tecnici ) viene già insegnata la disciplina denominata “Diritto ed Economia” che prevede proprio l’insegnamento dei fondamenti della costituzione, e che negli ITIS, cioè istituti tecnici industriali ( ITC sono i commerciali, ITG sono i geometri, ITA sono gli agrari), i ragazzi la mandano giù come si fa con l’olio di ricino e, come per questo, se ne liberano velocemente dopo le interrogazioni, mentre negli ITC è una delle materie più importanti.

Le 33 ore previste poi andrebbero nel pacchetto italiano-storia-geografia, probabilmente, lo spero, solo per i licei, andando ad erodere quel tempo già limitato che serve a portare i ragazzi ad imparare, non dico il congiuntivo, ma almeno a comprendere quanto leggono e a riassumerlo adeguatamente, cosa che risulta decisamente scarsa nella popolazione scolastica media attuale.

Fermo restando il fatto che ai docenti di lettere già è stato imposto di insegnare geografia, una disciplina che non tutti conoscono a fondo, cosa a cui è stato posto rimedio con un “corso di aggiornamento” di qualche ora, il prossimo ministro che cosa s’inventerà? Farà insegnare agli stessi magari anche “supporto psicologico nella cattiva coscienza “?

Tanto per raccontarcela, 33 ore all’anno equivalgono a circa 1 ora alla settimana per il periodo scolastico, un tempo per gli adolescenti pari al nulla: si ascolta e nei sei giorni successivi si scorda, si studia per l’interrogazione mettendo quattro cavolate nella memoria a breve e subito dopo si dimentica tutto. Esperienza insegna!

La civiltà nel comportamento deve essere insegnata partendo dalla famiglia che non deve accettare e poi difendere ad ogni costo i comportamenti scorretti dei figli, e finendo alla società che deve smetterla di imporre con i mezzi di comunicazione esempi di comportamento aberranti, come avviene nelle trasmissioni televisive in cui si perpetrano scherzi spesso atroci, che possono indurre per imitazione al bullismo, o rissosi e prevaricanti, come in moltissimi talk show.

Troppa gente “Opre bocca e je da fiato”!!

20:11 Scritto da : serenity48 In attualità | Link permanente | Commenti (10) | Segnala | Tag: scuola, insegnanti, stipendi, riforme, grembiule a scuola | OKNOtizie


06/07/2008
MANGIANO PANE E VOLPE A COLAZIONE
Mentre si parla ad alta voce di processi alle alte cariche dello stato, di intercettazioni telefoniche, di giudici sovversivi, di 1 milione (lo zero è sparito!) di “padani disposti a lottare”, nella luce soffusa delle periferie di Montecitorio si prepara il futuro per la scuola italiana : gli studenti metteranno il grembiulino !
Vecchi ricordi di un tempo passato!

Per evitare vanità poco consone le ragazze dovevano indossare il grembiule nero. E’ ancora chiuso nel mio armadio, con lo strappo sotto la tasca cucito dalla mia mamma, il grembiule nero “di plastica” , dicevo, visto che era uno dei primi in fibra sintetica.

Tanta era l’abitudine a portarlo che poi ho passato una vita intera in camice bianco (da chimico e non da salumiere, come mi derideva un collega, naturalmente ingegnere, beccando un sonoro ..”telodicoiodovetelodoilsalame..”!! di risposta).

Certo, nascondiamo tutto sotto il grembiule, facciamo finta di essere tutti uguali, anche quelli che dovranno frequentare le scuole pubbliche, alle quali verranno tagliati i fondi ed i docenti, anche per lasciare spazio alle private, nelle quali ogni respiro ha il suo prezzo, ma “fanno” classe come una griffe.

Tanto gli insegnanti sono indecentemente fannulloni ed ignoranti, quindi prendiamo “la creme” e buttiamo nel calderone dei professionali quello che avanza, soprattutto gli studenti che a livello adolescenziale non hanno la cosiddetta voglia di studiare.

Ma quale adolescente ha voglia di appiattirsi le terga sulla sedia se non incentivato da una cultura sociale che ghettizza l’ignorante? Se hai due belle tette, o come si dice la/lo dai facilmente, fai carriera, egualmente.

Per inciso, questa mattina ho sentito per radio che una “giornalista” di Retequattro, pupilla dello stuoino del Cavaliere , tal Emilio Fido, passa da Mediaset alla Rai, previo consenso chiesto direttamente dal responsabile Rai al “direttore” Mediaset…

Cioè non è lei che sceglie di.., ma c’è un “bonifico in uscita” dal palazzo del re verso la zona scuderie. Chissà se qualche intercettazione telefonica riguardava la conduttrice del nuovo programma che peraltro pare sia lo stesso di prima con il nome cambiato, cioè gli metteranno il grembiulino candido ed il bimbo sembrerà un altro!

Poi esce fuori che :” I neolaureati fuggono all'estero: carriera più rapida e guadagni più alti”
Ma Vàaa!

Le Università, territorio baronale per eccellenza, sempre poco portate alla incentivazione economica delle persone valide, si vedono i fondi tagliati ancora. Così per far dimagrire chi s’abbuffa a tradimento si elimina il cuore ed il cervello, lasciando intatto stomaco ed intestino..

Santa Logica ora pro nobis!

La scuola deve educare, la scuola deve insegnare, la scuola deve essere sempre agile nel cambiamento per essere al passo con la società, la scuola deve fornire un servizio.. si, ogni 20 allievi c’è un cesso, magari con le porte scassate, magari con i lavandini dallo scarico rotto, magari senza carta igienica perché i ragazzi ci giocano…, perché è la provincia o il comune che ci deve pensare.

Così meno docenti e meno fondi, ma corsi di recupero obbligatori durante tutto l’anno solare, ma obbligo di assistenza ai ragazzi portatori di handicap (e non parlo del fisico, che è ampiamente assistibile, ma dello psichico, che è sovente ingestibile in una classe di trenta e passa studenti), ma ricerca di un risultato didattico di qualità.

Sarà il nuovo tipo di miracolo di San Gennaro!

E per i test di ammissione alle Università a numero chiuso con 250mila domande e 30mila posti disponibili, viene istituita una commissione, anzi, no, due commissioni che evitino i casini dello scorso anno.. << Dicesi “Commissione” un gruppo di svogliati selezionati da un gruppo di incapaci per il disbrigo di qualcosa di inutile.>> Dal libro di Stella e Rizzo “La deriva”

Amen!
19:03 Scritto da : serenity48