21.10.11

QUELLO LI'.......................

LE ANTICIPAZIONIIl
premier: "Mai aiutato Tarantini e Lavitola"
E scarica le colpe sul maggiordomo Alfredo

Intervista a Silvio Berlusconi nel nuovo libro di Bruno Vespa, in cui il presidente del consiglio dà la sua versione dei fatti sui rapporti con l'imprenditore pugliese e il faccendiere latitante.
E contrattacca sulle procure: "Bisogna ristabilire l'ordine, siamo oltre al livello di guardia"

(ansa)
ROMA - Il premier nega su tutta la linea gli scandali che lo coinvolgono insieme a Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola, e contrattacca sulla giustizia. La sua risposta alle numerose domande poste dall'opinione pubblica arriva, come ormai da tradizione, nel nuovo libro di Bruno Vespa in uscita a fine mese ("Questo amore", per Mondadori - Rai Eri).

Lavitola e Tarantini. Invenzioni, strumentalizzazioni politiche e in subordine equivoci e incomprensioni: Silvio Berlusconi derubrica così le accuse e e le critiche per i suoi rapporti con Valter Lavitola e Gianpaolo Tarantini. Finendo poi per 'accusare' il suo maggiordomo, Alfredo: sarebbe stato lui - è la versione del premier - ad avergli passato l'ex direttore dell'Avanti al telefono, un telefono con una scheda panamense e quindi considerata sicura.

"Una sera Alfredo si affacciò alla porta del mio studio con un cellulare in mano. 'Dottore, mi disse, Lavitola ha chiamato almeno venti volte, vuole rispondergli almeno una volta?' ci parlai, ma con il convincimento che il cellulare fosse quello di Alfredo", racconta il Cavaliere a Vespa.

Quanto a Tarantini, "non gli ho reso un solo favore. Non l'ho assolutamente presentato e messo in contatto con persone di Finmeccanica. Un giorno lo sentii al telefono mentre ero a fianco di Guido Bertolaso 1, glielo passai per un saluto. Ma nemmeno dalla Protezione Civile ebbe alcunché".

Le intercettazioni. E quando lo stesso Berlusconi, sempre al telefono con Lavitola 2, disse "facciamo fuori il Palazzo di Giustizia e assediamo Repubblica"?. Anche lì, niente di vero. "Per l'ennesima volta è stato vergognosamente travisato il senso della conversazione, che andava esattamente nella direzione opposta. Ogni comportamento o manifestazione eversiva è esecrabile. Figuriamoci se me ne voglio intestare una o capeggiarla". Nell'occasione Berlusconi parla sì di rivoluzione, ma rievocando il mantra del 1994: "Ambisco a quella liberale".

I PROCESSI DEL CAVALIERE 3

Contro la magistratura. L'attacco al potere giudiziario è invece frontale: "Una specie di rivoluzione la stanno tentando di fare alcune procure politicizzate. Pensi - spiega il premier a Bruno Vespa - al caso Mediatrade: quando in un processo mi consentono di esercitare il diritto di difendermi, i risultati si vedono e vengo immediatamente prosciolto. Quando in un paese democratico si arriva a violare il domicilio del presidente del Consiglio, e a considerare possibile indiziato di reato chiunque vi faccia ingresso, significa che il livello di guardia è stato ampiamente superato, e che è giunto il momento di ristabilire una reale separazione fra i poteri e gli ordini dello Stato". Qui il riferimento è allo scandalo Ruby 4.

E ancora: "Sia chiaro che io non ho alcun timore di farmi giudicare: davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in quasi vent'anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito un topolino: i pubblici ministeri che hanno ossessivamente indagato sulla mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto al vaglio dei tribunali".

Secondo il premier, il Csm in questi anni ha "agito di fatto" da terza Camera, "pretendendo di giudicare cosa il parlamento e il governo debbano o non debbano fare, con ciò stravolgendo il principio della divisione dei poteri".


(22 ottobre 2011)