Una storia quasi dimenticata.
"Smettila di rompere i coglioni. Hai la voce da deficiente. Sei una testa di cane. Bastardo. Vi facciamo chiudere tutti. Vi conosciamo tutti. Bastardi. Vi spacchiamo il culo. Gruppo Silvio forever"
Dalle parole ai fatti.
BREVE STORIA DEL BO.BI
(Tratto dal "Manuale per un consumo responsabile" di Francesco Gesualdi - Ed. Feltrinelli)
"Tutto cominciò nel novembre 1993. Mentre Roma era in piena campagna elettorale per l’elezione del sindaco, successe che Silvio Berlusconi, proprietario di un vasto impero finanziario comprendente Standa, Mondadori e quattro reti televisive, dichiarò senza mezzi termini che se fosse stato cittadino romano avrebbe dato la sua preferenza a Gianfranco Fini. Per colmo di provocazione, la dichiarazione venne fatta in una regione di sinistra come l’Emilia Romagna in occasione dell’apertura di un nuovo supermercato Standa a Casalecchio sul Reno in provincia di Bologna.
Di fronte a questa dichiarazione, l’Italia più avanzata entrò in agitazione. Era ancora fresco l’esempio di quanto era accaduto in Brasile dove Marinho, proprietario televisivo locale, aveva fatto eleggere presidente un uomo poco “limpido” come Collor de Melo. Dunque bisognava lanciare un messaggio forte e fermare sul nascere il tentativo di utilizzare il proprio potere economico e il possesso di tv commerciali per orientare la politica italiana. Così nacque l’idea di organizzare un boicottaggio contro la Standa e contro le televisioni di Berlusconi. L’idea fu di Gianfranco Mascia, 34 anni, leader degli ambientalisti e del movimento nonviolento di Ravenna, proprietario di una piccola agenzia pubblicitaria, che il 24 novembre lanciò il suo appello a tutti i progressisti:
“Smettiamo di comprare i giornali di Berlusconi e di fare la spesa nei suoi supermercati. Ritiriamo la pubblicità dalle sue riviste e dalle sue televisioni. Boicottiamo le sue reti tv”. Così partiva il boicottaggio, denominato Bo.Bi. (Boicottate il Biscione), che incontrò immediatamente il consenso di migliaia di cittadini.
Alcuni quotidiani gli dettero voce. “La Repubblica”, per esempio, diede subito ampio risalto all’iniziativa riportando anche i numeri di telefono e di fax per mettersi in contatto con il centro coordinatore del Bo.Bi. Ecco quanto scriveva “la Repubblica” del 26 novembre: “Telefoni roventi, fax intasati, cellulari in tilt, uffici pieni zeppi di fogli contro lo strapotere del ‘cavaliere nero’. In tutta la penisola si è formata una ventina di comitati cittadini contro Berlusconi anche detto ‘Sua Emittenza’. Nel giro di poche ore si è mobilitata un’armata anti-Berlusconi senza precedenti. Comitati cittadini, legati a verdi e ambientalisti di ogni colore, sono spuntati da Palermo a Piacenza, da Caserta a Torino, a Roma, Bari, Napoli, a Brescia. E ieri sera è nato un comitato pure a Milano, segno che la protesta va forte anche sotto le guglie del Duomo: ‘Siamo in tanti — dice Mascia- e il nostro Bo.Bi. la farà vedere brutta al signore del Biscione’. Tuona la Lega Ambiente, che prima annuncia addirittura uno sciopero sportivo fra i supporter rossoneri, poi ci ripensa e spiega che la protesta contro il Milan era solo una provocazione, una trovata per stemperare la tensione che si respira in questi giorni. Invitiamo piuttosto i lavoratori di Standa, Fininvest e i tifosi del Milan a votare Rutelli”’.
Una cosa è certa: Bo.Bi. fa proseliti ovunque. A Firenze le adesioni contro il “cavaliere nero” arrivano da gente comune, pensionati, studentesse. Prende posizione persino qualche prete, per non parlare del supporto di docenti universitari, del sindaco di Prato Claudio Martini e dello scrittore Saverio Tutino. In Emilia, a favore dei tanti comitati Bo.Bi., si esprime il parlamentare Sauro Turroni, l'Assessore alla Cultura della regione Felicia Bottino pidiessina come Fabrizio Matteucci, segretario provinciale della Quercia a Ravenna.
“Ma — racconterà più tardi Gianfranco Mascia — assieme ai messaggi di solidarietà, fin dall’inizio cominciarono ad arrivare anche dei messaggi minacciosi. Noi, però, non ci lasciammo intimidire. Nel giro di pochi giorni si costituirono una settantina di Bo.Bi. in tutte le parti d’Italia. Incoraggiati da questa risposta positiva proclamammo il 29 novembre Giornata nazionale di boicottaggio contro il Biscione. Per quella giornata chiedevamo a tutti gli italiani di fare uno sforzo particolare per prendere le distanze da tutto ciò che fosse di Berlusconi. Di nuovo invitavamo tutti a non mettere piede alla Standa, a non comprare le riviste Mondadori, a non sintonizzarsi sui canali di Berlusconi. Volevamo mostrare a Berlusconi che così come abbiamo contribuito alla sua ascesa comprando le sue merci, noi abbiamo anche il potere di fermare il suo complesso di onnipotenza.”
Iniziarono i volantinaggi davanti alla Standa, e tramite il tam tam delle radio locali e dei bollettini di ogni associazione e gruppo l’indicazione arrivò in ogni angolo del paese.
Fu un successo clamoroso: secondo i dati Auditel, la sera del 29 novembre le reti della Fininvest registrarono un calo di audience di due milioni e ottocentomila presenze. Gli oppositori di Mascia portarono a pretesto la concorrenza di un film molto atteso sulle reti Rai, ma molti giurano che dietro quella sonora sconfitta c’era lo zampino del Bo.Bi.
Dopo quel 29 novembre, l’Italia intera entrò in campagna elettorale e Berlusconi alzò il tiro fondando Forza Italia. Il Bo.Bi. divenne un movimento sempre più politico e oltre a continuare a proporre il boicottaggio contro gli affari di Berlusconi, sostenne il referendum per l’abrogazione della legge Mammì, lanciò la campagna “il numero al verde” — un invito a mandare in tilt il 144 di Forza Italia — e la campagna “sconsigli per gli acquisti” — un appello a segnalare i candidati “sporchi”. Continuò a volantinare davanti alla Standa e agli stadi dove giocava il Milan, squadra di cui Berlusconi è presidente.
Intanto i messaggi intimidatori inviati a Gianfranco Mascia si intensificavano. Minacce inviate sul suo cellulare, il cui numero era stato reso pubblico anche alla trasmissione Il Rosso e il Nero, per raccogliere adesioni alla campagna. Tanti gli insulti e gli avvertimenti, ma fra tutti quello più minaccioso era stato gridato da una voce giovanile, forse lombarda, forse piacentina:
“Ti spaccheremo il culo, sappiamo dove trovarti”. Voci rimaste sul nastro della segreteria telefonica, minacce di balordi giunte soprattutto dal Veneto e Lombardia, alle quali né lui né i verdi dei comitati Bo.Bi. avevano dato importanza. Tutti pensavano che lo squadrismo appartenesse al passato, ma si sbagliavano. Il 19 febbraio 1994, verso le 11 del mattino, mentre Gianfranco Mascia si trovava tutto solo nel suo studio, sentì due persone dietro la porta d’ingresso. Poi uno entrò, si mise davanti a lui, e mentre sibilava: "Tu sai perché siamo qui”, lo tramortì con un colpo alla testa. Poi, dopo avergli legato mani e piedi con un filo dì ferro, gli chiusero la bocca con un tampone, lo denudarono, gli tagliarono i capelli e lo violentarono con un manico di scopa.
Così si concludeva il Bo.Bi. che aveva sottovalutato il peso dello squadrismo fascista presente anche in Italia.
link utili:
http://archiviostorico.corriere.it/1994/febbraio/20/ecco_voce_dei_seviziatori_co_0_94022011696.shtml
http://archiviostorico.corriere.it/1994/luglio/20/Buttafuori_gli_aggressori_Mascia_fondatore_co_0_9407202193.shtml
http://www.bobi2001.it/html/modules/news/
http://www.gianfrancomascia.it/index.php/chi-sono/http://www.bobi2001.it/chisiamo.htm
http://www.feltrinellieditore.it/SchedaLibro?id_volume=1741847
>