9.6.09

C'è «clamore», giochiamo alla ronda di Alessandro Robecchi

C'è «clamore», giochiamo alla ronda di Alessandro Robecchi
Ieri alle 9.33
Ha ragione Roberto Maroni: le ronde faranno diminuire gli stupri. Centinaia di mariti fuori a fare le ronde, significa centinaia di mogli a casa da sole, dunque meno esposte a pestaggi e violenze sessuali.
È una mera notazione statistica, non se la prendano gli indagati per istigazione all'odio razziale che militano nello stesso partito del ministro degli Interni. Ha ragione anche Silvio Berlusconi: gli stupri sono diminuiti, ma le ronde si fanno lo stesso perché su questa faccenda c'è «clamore».
Ma che razza di bastardi sono quelli che fanno «clamore» su stupri e violenza?
Non saranno mica i proprietari di televisioni che aprono con la cronaca nera ogni edizione del telegiornale!
Tanto per gradire
(fonte: Centro d'Ascolto sull'Informazione Radiotelevisiva), ecco qualche numero. Nel 2007 hanno aperto il loro notiziario con la cronaca nera, creando apprensione e paura nel paese, i seguenti telegiornali.
Tg1, 36 volte, Tg2, 62 volte, Tg3 32 volte, Tg4 70 volte, Tg5 64 volte e Studio Aperto (record! Il tg tette&culi non delude mai) 197 volte.

Se ne deduce che durante la scorsa campagna elettorale le televisioni di proprietà del candidato Silvio Berlusconi hanno pompato sulla paura molto più delle altre (insieme al fedele Tg2).
È un dato di fatto.
Impaurito a dovere il paese, creato quel «clamore» che oggi si denuncia, si è passati all'incasso vincendo le elezioni e preparando il terreno per il razzismo applicato e la pulizia etnica di questi giorni. Ora la situazione è più complessa: lo statista Berlusconi deve dire (per forza!) che i reati sono calati, ma ricorre alla decretazione d'urgenza a causa del «clamore».
In sostanza a causa della propaganda delle sue televisioni. Quanto alle ronde, si vorrebbe far credere che nascono per impedire la furia del popolo che vuole farsi giustizia da sé.
In italiano tutto questo ha una sola definizione: la faccia come il culo.
Resta da chiedersi, quando cominceremo noi a dire a questi ceffi:
tolleranza zero?

(NOTA MESSA da nicola bressan)

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IL CONTROLLO DELL’OPINIONE PUBBLICA



Come ogni regime politico fa perno sui governati, la madre di tutte le battaglie ha luogo all’interno dello scenario dell’opinione pubblica, di cui si cerca il consenso.

Nel XVIII secolo il pensatore inglese David Hume convertì il luogo comune in una teoria dello stato. “Il governo si basa solamente sull’opinione”, disse quando ebbe saggiamente capito che i governanti non sono sostenuti se non dal potere concentrato di pareri simili di privati cittadini.

Anche Jean Jacques Rousseau, creatore del Contratto Sociale, affermò in modo simile: “L’opinione, regina del mondo, non è sottomessa al potere dei re; essi stessi sono i suoi primi schiavi”.

All’interno del comunismo fu l’italiano Antonio Gramsci, considerato il Lenin della rivoluzione in occidente, quello che comprese come nessun altro che la lotta per il potere è una lotta ideologica. Gramsci non consigliava ai suoi di prendere l’apparato statale con la violenza. Proponeva invece di infiltrarsi nelle trincee della società civile (scuola, media, chiesa ecc.), in seno a cui si forma l’opinione pubblica.

Nella storia, diceva, abbondano gli esempi di personaggi che, arrivati ad impadronirsi dello stato senza avere il consenso ideologico della società, dovettero alla fine lasciare quel potere effimero. Una delle fonti principali dell’opinione pubblica sono i mezzi di comunicazione, che secondo una strategia rivoluzionaria in chiave gramsciana emergono come una delle trincee da conquistare.

In questo senso, tra gli esperti di comunicazione si è creato il problema di determinare il vero potere dei mezzi d’informazione sul pubblico. Una corrente di pensiero sostiene che sono onnipotenti.

La cosiddetta “teoria ipodermica” assicura che i mezzi instillano i loro messaggi nel pubblico, che li riceve passivamente e reagisce secondo schemi fissi.

Se, come dice Hume, “il governo si basa solo sull’opinione”, si capisce che chi ha la capacità di condizionare il pubblico, nella fattispecie i mezzi d’informazione, ha a sua volta un immenso potere persuasivo sulla sfera politica.

Un professore nordamericano, Herbert Schiller (1919-2000), specialista in comunicazione e cultura, ha abbozzato questa inquietante teoria: “Le guerre future saranno vinte da chi controllerà i mezzi di comunicazione e potrà contare sull’appoggio delle grandi aziende, le multinazionali con la capacità di ribaltare e mettere in piedi i governi”.

In Argentina molti conferiscono queste capacità al gruppo multimediale di proprietà del quotidiano “Clarín”. Si porta come esempio il fatto che l’imposizione nel paese della “pesificazione asimmetrica” * avvenne grazie alla campagna a favore portata avanti dal gruppo. Grazie a questo accorgimento il gruppo Clarín avrebbe superato una situazione economica critica, in quanto era già pesantemente indebitato in valuta statunitense. Il governo Kirchner, che fino a poco fa aveva l’aperto appoggio di “Clarín”, oggi sembra aver rotto questa relazione.

Indipendentemente da questo incidente, molti credono che, per un candidato a una qualunque funzione pubblica importante, in Argentina oggi sarebbe problematico avere successo senza l’appoggio di questi media.

Dall’altra parte ci sono coloro che propongono il controllo statale dei media. Alla fine si tratta di rimpiazzare un monopolio con un altro.

Il tentativo ricorda il tema di “1984”, il romanzo di George Orwell, scritto nel 1948, in cui si ipotizza un regime politico in cui si mescolano nazismo e stalinismo e che utilizza i mezzi di comunicazione per dominare la società.

*Politica monetaria al tempo della crisi argentina del debito che prevedeva un diverso tasso di conversione tra peso e dollaro a seconda dell'ammontare totale dei depositi. Una spiegazione nel contesto della crisi argentina può essere trovata al seguente link (in spagnolo). N.d.r.

Titolo originale: "El control de la opinión pública"

Fonte: http://www.eldiadegualeguaychu.com.ar www.comedonchisciotte.org

SERATA SAN REMESE..

Marino de Falco alle 20.57 del 21 febbraio
Io dico da un po' di tempo sempre la stessa cosa, sarà una scemata ma la ripeto anche qui... Sembra sia un fatto vero che Nerone era un imperatore molto amato perchè offriva al popolo grandiosi spettacoli circensi.
E anche la famosa frase "panem et circenses" (Giovenale) era riferita al fatto che offrendo al popolo spettacoli al circo e pane, questo rimaneva tranquillo.

Parametrando il tutto ai tempi moderni ecco che io vedo la televisione come gli spettacoli nella Roma antica, nelle città del mondo Romano. Beccatevi 'ste belle donne seminude, eccovi partite ogni sera, assistete ai litigi in diretta di uomini e donne pseudo-politici, e via così discorrendo...

Io ho questa convinzione e me la tengo, l'ho buttata in questa discussione solo per dire che io, nel mio piccolo cerco di non farmi coinvolgere in questo intorpidimento mentale. Perciò anche se tanta gente segue Sanscemo, io mi infilo le cuffie e alzo il volume al massimo possibile per ascoltare tutto quello che è Musica.