Revisione del processo per la strage di via D'Amelio
Quale fu il ruolo dei servizi nella strage e nel successivo depistaggio?
.pubblicata da Adriana Jone
26 ottobre 2011
.Su "La Stampa" di oggi c'è un articolo sulla richiesta di revisione del processo per la strage di via D'Amelio in cui furono condannati quali esecutori materiali undici persone di cui oggi, grazie alle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, è emersa l'innocenza. La richiesta di revisione è stata presentata dal Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Catanissetta Roberto Scarpinato alla Corte d'Appello di Catania, accludendo la memoria di oltre 1000 pagine contenente i risultati delle indagini svolte dalla Procura, che il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta Sergio Lari aveva presentato al PG nisseno:
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/35904/48/
Prima una domanda: Spatuzza ha raccontato che c'era un uomo esterno a Cosa nostra quando imbottirono la 126 di tritolo. Che fine ha fatto?
Spatuzza stesso aveva indicato Lorenzo Narracci, poi alla fine il riconoscimento ha dato esito negativo..... Stessa cosa per Massimo Ciancimino.... (solo che il testimone che non si voleva più utilizzare è stato incriminato per calunnia, mentre quello che serve per la revisione sugli esecutori materiali no). E così Narracci esce dall'inchiesta....
Lo stesso Narracci di cui si trova sempre traccia sui luoghi delle stragi... lo stesso Narracci che una volta coinvolto nell'inchiesta viene trasferito dall'AISI al DIS a Roma... lo stesso Narracci il cui coinvolgimento è stato discusso ad ottobre 2010 in una riunione del Copasir in cui si parlò delle accuse di Massimo Ciancimino a De Gennaro e Narracci... accuse che hanno provocato l'interessamento anche di Luigi Bisignani... e che hanno messo in allarme i più alti vertici istituzionali e politici (alla faccia dell'autonomia e indipendenza della magistratura e del segreto istruttorio).
Allora anche se non è Narracci, chi era quest'uomo di cui ha parlato Spatuzza? Se ne parla nella memoria presentata alla Procura Generale dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta?
Riguardo il depistaggio.... nell'istanza di revisione, che è un atto ufficiale, il procuratore generale Scarpinato deve ovviamente attenersi a quanto gli è stato presentato nella memoria come esito delle indagini dalla Procura della Repubblica nissena. E pare che le indagini in questo senso stiano ancora molto indietro.... Scarpinato infatti scrive che "siamo di fronte a un clamoroso errore investigativo prima e giudiziario poi, magari determinato dall’ansia di dare una risposta all’opinione pubblica, allarmata e disorientata dall’escalation stragista, ovvero il risultato di un vero e proprio depistaggio" e che sul gruppo di Arnaldo La Barbera non sono stati trovati "sufficienti elementi di riscontro alle accuse formulate nei loro confronti". Ricordiamo che attualmente ci sono tre funzionari della polizia indagati in merito al depistaggi.
Ma sinceramente l'ipotesi dell'errore investigativo dovuto alla fretta di trovare un colpevole non sta tanto in piedi visto che Scarantino è stato torturato per costringerlo ad autoaccusarsi e che gli dicevano cosa doveva dire. Il depistaggio ci fu. Ci fu la volontà di portare le indagini su una falsa pista, di arrivare a rapide conclusioni per impedire che si seguissero altre piste, come ad esempio quella che avrebbe potuto portare alla base del SISDE al castello Utveggio...
Scarantino fu arrestato il 26 settembre 1992. Il 30 settembre Bruno Contrada (numero tre del SISDE) andò dall'allora procuratore nisseno Tinebra e gli consegnò il primo dossier per accreditare il falso pentito. Come risulta dall'agenda di Contrada, con lui c'era l'allora capo dell'agenzia SISDE di Caltanissetta, Rosario Piraino. Lo stesso Rosario Piraino, tuttora in forza all'AISI (l'ex SISDE), che è stato riconosciuto in foto da Massimo Ciancimino come il braccio destro del sig. Franco, quello che si faceva chiamare capitano, indagato dalla Procura di Palermo per violenza privata aggravata dal favoreggiamento a Cosa Nostra, in quanto ha più volte minacciato il testimone affinché non parlasse.
Poco dopo questo riconoscimento arrivò a Massimo Ciancimino una lettera di minacce che terminava così:
"Sappiamo tutto sul contenuto delle deposizioni fatte con i magistrati S. Lari e compagni ed A. Ingroia e compagni, ulteriore aggressione intrapresa col fine di coinvolgere e infangare illustri servitori dello Stato, uomini che a differenza di taluni magistrati hanno anteposto i più alti ed onorabili valori alla loro stessa esistenza. Un consiglio, vada via dall'Italia, taluni crediti non possono essere più posticipati. Sono state disposte più operazioni a garanzia della democrazia, tutte in attesa di essere eseguite. Un solo fine frutto di più azioni, cinque, un numero che dovrebbe farla riflettere, le mie credenziali in busta".
Cinque i proiettili di kalashnikov acclusi in busta. Cinque come il numero con cui era contrassegnata la fotografia riconosciuta da Ciancimino.
Poi entrò in scena Arnaldo La Barbera con la sua squadra. Ma chi c'era dietro La Barbera, a chi faceva riferimento? Chi può credere che fece tutto da solo? La Barbera fu promosso questore di Palermo da Nicola Mancino, lo stesso Nicola Mancino che nell'aprile '93 promosse Gianni De Gennaro (attuale capo del DIS ovvero dei servizi segreti) a capo della DIA. La Barbera - è un fatto - entrò a far parte dei De Gennaro boys, gli intoccabili De Gennaro boys che sono passati indenni anche dalla vicenda del G8. Le cui carriere spedite li hanno portati ad occupare tuttora i più alti posti negli apparati dello Stato. Pare che il destino di Arnaldo La Barbera sia fare da scudo ai suoi superiori... come per il G8 di Genova...
Adriana Stazio
25 ottobre 2010
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